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Nagai iiwake (The Long Excuse) - Recensione (Festa del Cinema di Roma 2016)

The Long Excuse di Miwa Nishikawa è un solido racconto della metamorfosi di un uomo di fronte alla tragica fine di un rapporto non più saldo e alla elaborazione del lutto

Sachio è uno scrittore di successo che perde la moglie in un incidente stradale durante una vacanza con la sua migliore amica. In quel momento lui se la sta spassando con un’altra donna, sintomo di un rapporto coniugale tutt’altro che saldo. In più di un'occasione l’uomo si trova costretto a recitare la parte del marito distrutto dal dolore, soprattutto in trasmissioni televisive piuttosto invadenti. Inizia a frequentare il marito dell’amica della moglie morta anch’essa nell’incidente: forse alla ricerca di nuove ispirazioni, animato da un certo cinismo opportunista che il protagonista ci spiattella davanti in un prologo-dialogo con la moglie prima della morte di quest’ultima, Sachio si offre di badare ai figli in tenera età dell’uomo, una ragazzina in età prescolare vivace e il fratello maggiore che mostra più della piccola i segni della recente perdita.
Ben presto nel protagonista si farà strada un forte legame coi ragazzini. Di pari passo si crea anche un legame d’amicizia con il loro padre, sebbene Sachio guardi a lui come ad un sempliciotto dai modi rudi. Inoltre il lungo processo di elaborazione del lutto subisce un duro colpo quando l’uomo scopre una breve nota della moglie nella quale affermava il totale disinteresse affettivo per lui: da quel momento nel protagonista inizia una lenta e costante metamorfosi che procede di pari passo con l’accettazione della perdita della donna. Il suo cinico opportunismo inizia a vacillare e si fa strada in lui una nuova visione della propria esistenza.
Miwa Nishikawa è regista con alle spalle già alcuni lavori, scrittrice, autrice del romanzo cui si ispira il film (ad impronta autobiografica, come ha dichiarato) e con un felice apprendistato artistico sulle orme di Hirokazu Kore-eda. The Long Excuse presenta una zona d’ombra, forse volutamente concepita tale dalla regista: il fondamentale snodo narrativo che dà il via al cambiamento del protagonista appare un po’ troppo ambiguo e repentino, non ci dà informazioni su cosa e come tale processo di cambiamento avvenga e perché. Ma a parte questo che rimane un segmento la cui lettura si presta alla sensibilità e alla interpretazione dell’osservatore, The Long Excuse è una pregevole rappresentazione del tentativo di superare gli affanni interiori, che richiama da vicino lo stile di Kore-eda, soprattutto nella sua capacità di scrutare in silenzio e con molta leggerezza anche i lati più drammatici con uno sguardo particolarmente compassionevole della condizione infantile.
Come tessuto connettivo del film si intravede una certa astiosità verso il comportamento dei media che suona come chiara denuncia e la disamina di alcune dinamiche che sono tipiche della società giapponese, a partire dalla condizione infantile per finire alla elaborazione del lutto.

Nel suo complesso The Long Excuse è comunque film valido, intenso, che stimola i trigger emotivi senza cadere nel sentimentalismo spicciolo e che va ad esplorare senza ipocrisie quelle che sono le reazioni quando un rapporto matrimoniale in crisi finisce in maniera tragica. Solide la prova di Masahiro Motoki nel ruolo del protagonista e quella di Pistol Takehara in quella del marito dell’amica, adorabili i due piccoli attori Kenshin Fujita e Tamaki Shiratori.




Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 3.5

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Massimo Volpe

"Ma tu sei un critico cinematografico?" "No, io metto solo nero su bianco i miei sproloqui cinematografici, per non dimenticarli".

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