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Haemoo - Recensione

Opera prima del coreano Shim Sung-bo, con la collaborazione alla sceneggiatura e la produzione del grande Bong Joon-ho, Hemoo è un drama-thriller durissimo, oscuro che esplora la malvagità umana

Nel 2003 Shim Sung-bo aveva collaborato con Bong Joon-ho alla stesura della sceneggiatura di Memories of Murder, contribuendo all'enorme successo che ha reso il film uno dei capolavori della cinematografia coreana recente. Ora Bong restituisce il favore: non solo collabora alla sceneggiatura dell'opera prima di Shim, ma la produce anche, ottenendo un grande successo di pubblico e una interminabile serie di riconoscimenti nei festival di tutto il mondo, oltre all'inserimento dell'opera nella lista dei film in corsa per l'Oscar.
La storia, ambientata nel 1998, trae ispirazione da un fatto realmente avvenuto nel 2001 che suscitò molto scalpore in tutta la Corea del Sud.
Il capitano Cheol-joo trascina il suo peschereccio per mare, autentico rottame destinato alla demolizione, ma, come sappiamo, per un uomo di mare non c'è nulla di più sacro che la propria imbarcazione, a maggior ragione quando la propria vita sta andando a rotoli e quindi pur di salvarla dalla demolizione e mantenere il lavoro per il suo equipaggio decide di rivolgersi ad un faccendiere senza scrupoli che organizza il trasporto via mare di clandestini sino-coreani. Per l'equipaggio formato da uomini abbrutiti dalla solitudine, pescare alici o trasportare immigrati cambia poco. L'unico dotato di un briciolo di umanità è il giovane Dong-sik, ancora non arresosi all'abiezione al punto di gettarsi in mare per salvare una giovane clandestina caduta in acqua durante la fase di trasbordo tra una imbarcazione e il peschereccio. Verso la giovane donna Dong-sik prova subito un sincero sentimento non immediatamente corrisposto dalla ragazza, che rifiuta anche il trattamento di favore che il marinaio vorrebbe riservarle. Dapprima una ispezione a bordo di un funzionario corrotto e quindi una fittissima nebbia che rende impossibile la navigazione pongono il problema di dove nascondere i clandestini: la stiva nella quale viene raccolto il pesce diventa così la tomba per gli sventurati, esclusa Hong-mae, la giovane caduta in acqua che alla fine aveva accettato di nascondersi nella sala macchine al caldo.
Liberarsi dei cadaveri diventa la principale preoccupazione del capitano, ma da lì in poi gli eventi prendono una piega che acuisce la drammaticità della storia e che porta ad un finale durissimo con il ghigno beffardo che tanto piace a Bong, la cui mano all'interno del lavoro emerge palese in svariate circostanze.
Quello che inizia come un dramma dalle forti tinte sociali che guarda alla crisi del settore ittico e al problema dell'immigrazione, in un Paese che solo da pochi anni era entrato a fare parte del consesso internazionale, pian piano si trasforma in un thriller dalle tinte picee, cattivo, nel quale viene sviscerata senza veli la malvagità umana carica di violenza ed egoismo. Nel momento in cui sulla nave cala la nebbia si spegne ogni traccia di umanità, quasi un'aura mefitica di maleficio: tutti contro tutti in una battaglia dove non c'è spazio per nulla che non siano i più torbidi e raccapriccianti lati dell'essere umano.
Haemoo diventa insomma quasi un incubo claustrofobico, sebbene siamo in mezzo all'oceano infinito, dove la lotta per sopravvivere cancella tutto e trasforma in esseri pronti a ritornare animali, con prede e predatori: la scena dello smaltimento dei cadaveri è durissima, disturbante, nonostante la lieve venatura ironica che il regista cerca di infilarci dentro.
Che dietro la storia raccontata da Shim ci sia una qualche metafora della Corea e della sua non sempre presente tendenza all'etica e alla solidarietà, appare indubbio, ma quello che fa di Haemoo un lavoro degno di nota è la capacità che ha il regista di far scivolare il racconto attraverso vari registri narrativi, tenendo però sempre ben presente l'aspetto del degrado dell'essere umano, al punto che sovente si ha l'impressione di assistere ad un compendio degli aspetti più oscuri e terribili insiti nell'uomo.
Haemoo è insomma lavoro tosto, duro, addirittura opprimente in alcuni frangenti, dal quale non emerge nulla di rassicurante, neppure in coloro che sembravano animati da buoni propositi. Un film che si avvale di una regia sapiente che riesce a mettere in secondo piano alcuni difetti che la storia presenta (come ad esempio il ricorso ad alcuni cliché, soprattutto riguardo ai personaggi).

Ben recitato da una schiera di validi attori, su tutti il veterano Kim Yun-Seok nel ruolo dello spietato capitano strenuamente avvinghiato alla sua barca, e il quasi esordiente Park Yoo-chunHaemoo ci mette davanti ad un regista che potrebbe regalare in futuro grandi soddisfazioni.


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 4

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Massimo Volpe

"Ma tu sei un critico cinematografico?" "No, io metto solo nero su bianco i miei sproloqui cinematografici, per non dimenticarli".

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