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Believer - Recensione (Far East Film Festival 2019)

Remake coreano di Drug War di Johnnie To, Believer di Lee Hae-young è crime-action movie che regala bei momenti, soprattutto dal punto di vista stilistico e tecnico

Believer del regista coreano Lee Hae-young è un lavoro che ha di sicuro un grande pregio: dimostra come la genialità dei registi di Hong Kong nell’ambito dei noir-thriller-crime story possa essere utilizzata da un regista coreano, appartenente quindi a quella cinematografia che al momento, probabilmente, sforna i migliori film di genere almeno dal punto di vista tecnico e formale, per costruire un'opera ricca di azione e di suspense.
Il lavoro di Lee, che già conoscemmo al Far East Film Festival di Udine un paio di anni fa col suo Silenced, prende ispirazione chiara e palese da Drug War di Johnnie To, al punto che Believer può essere considerato a tutti gli effetti un remake.
La storia ruota intorno alla figura di un detective della narcotici, Won-ho, impegnato fino all’ossessione nella caccia ad un misterioso e fantomatico Mr Lee che sarebbe a capo di un potente e spietato cartello di trafficanti di droga. Il nemico numero uno però non ha un volto, nessuno lo ha mai incontrato e quindi svariati sono i tentativi di millantatori gangster del traffico della droga di spacciarsi per lui. Quando una bomba distrugge una delle centrali di produzione di droga nella quale era in corsa un summit del cartello, l’unica sopravvissuta per puro caso all’esplosione incolpa chiaramente Mr Lee di essere il mandante dell’azione per togliersi di mezzo un po’ di sottoposti. Inoltre nello stesso incidente sopravvive un giovane, Rak che, avendo perso la madre e visto il proprio cane gravemente ferito, decide di collaborare con Won-ho per potere mettere le mani sull’imprendibile Mr Lee.
Imbarcarsi nel pericoloso gioco di paragonare Believer al suo modello ispirativo Drug War è operazione inutile e tutto sommato neppure corretta per il semplice motivo che l’opera di Johnnie To, la prima girata interamente in Cina dal regista di Hong Kong, presenta tutta una serie di peculiari problematiche e tematiche che nel film coreano non possono esistere; detto ciò, pur riconoscendo una complessità superiore al film di To, Believer è lavoro che presenta diversi aspetti positivi.
Per prima cosa è una storia che tiene sempre l’interesse e la suspense vivi, grazie all’incalzare dell’azione, inoltre è film che dal punto di vista puramente tecnico e stilistico regala momenti veramente notevoli, traendo la sua forza dalla presenza di alcuni personaggi molto ben riusciti, a partire dal giovane Rak circondato dal suo alone di mistero per finire ai signori della droga, il sino-coreano Ha-rim e la sua fidanzata fin troppo esuberante su tutti. Personaggi inquietanti ma cinematograficamente credibili, sulla scia ormai storica di Scarface.
Sebbene il colpo di scena finale che porta alla scoperta dell’identità di Mr Lee sia piuttosto telefonato, il finale è comunque bello e tutto sommato aperto, grazie ad una trama intessuta di ambiguità e di sorprese che crea un'atmosfera nella quale ogni cosa può accadere senza sembrare forzata. Aggiungiamo che sia la fotografia di Kim Tae-kyung, cupa e tenebrosa al punto giusto, tesa ad accentuare quel confine tra il buio e la luce che alberga nei personaggi, sia la musica ottimamente plasmata sulla storia scritta da Dalpalan, uno tra gli autori di colonne sonore più stimato in Corea, carico di premi e riconoscimenti, compreso il recente Blue Dragon Film Awards proprio per questa colonna sonora, sono aspetti da tenere in forte considerazione per emettere il giudizio finale sul film.

A dare poi il tocco finale, nonché a creare le premesse del grande successo di pubblico che il film ha riscosso, c’è un cast di primissimo livello: Cho Jin-woong è il poliziotto ossessionato da Mr Lee che mette in gioco persino la propria vita, Ryu Jun-yeol, nella parte di Rak, attore in grande ascesa che già abbiamo visto in lavori che gli sono valsi importanti riconoscimenti (A Taxi Driver ad esempio) e il compianto Kim Ju-hyuk, bravissimo nella parte di Ha-rim, nel suo ultimo ruolo prima di morire tragicamente.




Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 3

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Massimo Volpe

"Ma tu sei un critico cinematografico?" "No, io metto solo nero su bianco i miei sproloqui cinematografici, per non dimenticarli".

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