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IX Lago Film Fest: l'ospite (in)atteso

E' arrivata. Sulle sponde del Lago di Revine è arrivata, accompagnata dai suoi corti, l'ospite più attesa e più scomoda, la fonte della creatività...

Dopo l'arrivo dei giurati, dopo le proiezioni speciali, dopo i workshop, dopo le discussioni con i registi e le performance e i suggestivi spettacoli in riva al lago, al nono Lago Film Fest è arrivata la qualità, trasportata dai suoi piedini di creatività, con sottobraccio i suoi cortometraggi.
Subito si è mostrata in Chiens di Caroline Poggi, corto francese del 2013, presentato in anteprima nazionale. La regista filma la vita di un ragazzo nella foresta. Non è un selvaggio anche se non parla, non dialoga, caccia con il suo fucile, si muove a bordo del suo quod e si reca in città solo per acquistare il cibo per i suoi tre cani che accudisce come fossero parte di lui. E' immerso nella foresta anche per la sua natura primordiale e animalesca. Ne vive in simbiosi, accentuata dalla scelta registica di incollare la macchina da presa su di lui e sulle sue azioni. Lo spettatore, in questo modo, riesce a percepire i pensieri, i turbamenti e in particolare l'istinto animale che avvicina il ragazzo ai suoi cani. Lui gli parla con gli occhi, con il tatto, senza la parola. Ragiona, dunque, come una bestia, tanto da non essere più governato dal raziocinio come si nota nel finale, per piegarsi alla legge del branco.

La Poggi propone allo spettatore il lato primitivo, primordiale dell'umanità, quella forza animalesca all'interno dell'uomo che a volte emerge anche nella vita quotidiana, in quella cittadina di tutti i giorni, come dimostra The Mass of Man di Gabriel Gauchet. Richard ha 55 anni, non ha un lavoro e sul suo volto è presente una grossa vena di disperazione. Un giorno ha un colloquio e giunge all'ufficio con 3 minuti di ritardo. Appena iniziato il colloquio la donna che lo sta esaminando gli comunica che purtroppo dovrà penalizzarlo per il suo ritardo. L'atmosfera si infiamma. Richard ha bisogno di un lavoro ed è costretto ad accettare delle condizioni davvero svantaggiose per sperare di poter essere nuovamente impiegato. Sembra finita per l'uomo, ma qualcosa o qualcuno irrompono all'interno della diatriba verbale tra i due con in mano una spara chiodi.Più che un uomo irrompe nella vicenda quell'istinto animale e primordiale rappresentato dalla Poggi. In The Mass of Man, però, il contesto è la società urbana di oggi in cui la disperazione contemporanea della mancanza del lavoro inasprisce le persone e i rapporti umani. Il corto di Gauchet realizzato nel 2012, raffigura con la giusta attenzione la disumanizzazione umana non solo attraverso il brutale e animalesco gesto finale, ma soprattutto nei dialoghi tra Richard e l'impiegata. Sono entrambi esasperati, logori dal loro dover essere formali e accondiscendenti nei confronti dell'altro. Il passaggio da questa situazione alla disperazione è ritratto con un climax ascendente di intensità e di parole, fino ad arrivare alle urla e alle reciproche offese. Tutto però, è interrotto da quel gesto, da quell'azione che ferma ogni casa, per condurre chi osserva in un'altra disperazione. E' l'irrazionalità dell'uomo contemporaneo che governa anche Richard. L'egoismo e l'indifferenza con cui osserva la scena del martirio dell'impiegata e il gesto che compie nel finale di cancellazione della sua pratica dal computer, sono più veritiere, terrificanti e realistiche di tutto quanto avviene prima.

Anche nella famiglia possono vigere la bestialità e la mancanza di rispetto. Nicola Piovesan negli 11 minuti del suo corto Of Your Wounds lo spiega chiaramente. Il cortometraggio illustra la vita segnata e traumatica di due fratelli, anche questi inseriti in un bosco della Svezia, che vivono ancora a distanza di anni la piaga dell'abuso familiare. La bravura di Piovesan sta nel non manifestarla, se non attraverso urla e grida, ma la metaforizza in una cicatrice che deturpa sempre più il volto della donna, nella paura dei due protagonisti da bambini che vivono terrorizzati tra le urla e i pianti e in una pietra acuminata che pende in giardino. Solida e rocciosa al contrario del fragile truciolato su cui si erge la casa, spaventa perché simboleggia il male di quella famiglia. Pende dal cielo come una croce sulle vite dei due fratelli. Of Your Wounds dimostra come in un brevissimo istante si possa raccontare con chiarezza una tragedia privata e feroce.

La qualità proposta al LFF non è solo dramma, ma anche gioia. Pierluca di Pasquale è il regista di Zinì e Amì, corto del 2012 che parla di amore. In un futuro lontano un giovane ragazzo sceglie la sua compagna tra quelle programmate per amare. La loro vita procede ottimamente, fino a quando la ragazza manifesta in maniera ossessiva e ripetitiva il suo amore, dicendo al compagno continuamente "Ti amo". Solo l'amore vero e naturale potrà fermare questo suo loop incessante. Zinì e Amì è una favoletta dipinta con toni pastello e con un pizzico di ironia che dimostra un tema semplice e chiaro, la spontaneità di amare. Tematicamente non è niente di nuovo, stilisticamente però è affascinante per la perfezione estetica con cui è realizzato.
Il corto italiano rappresenta il giusto contrappeso tematico e qualitativo nella proposta cinematografica del Lago Film Fest.

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