Sole a catinelle - Recensione
- Scritto da Anna Maria Possidente
- Pubblicato in Film in sala
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Checco promette al figlio Nicolò di regalargli una vacanza da sogno, soltanto a patto che venga promosso con il massimo dei voti. Non immaginerebbe mai che il bambino, semplicemente diligente e studioso, riesca davvero in quella che invece lui ritiene possa essere quasi un’impresa disperata. La difficoltà sta nel non avere soldi per mantenere la promessa: il protagonista è un venditore di aspirapolvere in piena crisi con il fatturato e (conseguenza di ciò) anche con la moglie. D’altra parte è straordinariamente ottimista (perché non si rende assolutamente conto del periodo di crisi) e cerca, con tutti i mezzi a sua disposizione, di accontentare suo figlio.
Ancora una volta la coppia Luca Medici-Gennaro Nunziante confeziona un film molto divertente, basato sugli equivoci e sull’assoluta mancanza di consapevolezza del protagonista, che crede di essere il più furbo del mondo, ma in realtà si trova invischiato suo malgrado in beghe familiari e lavorative a lui estranee. Le sue gioie sono semplici: va in visibilio quando si trova di fronte a una telecamera, ma non apprezza minimamente un albergo arredato con gusto. L’importante è avere tanti oggetti, che lo fanno sentire sicuro di sé: telefono cellulare di ultima generazione, elettrodomestici ultra moderni; ovviamente, tutto pagato a rate.
Le situazioni paradossali non mancano in Sole a catinelle, come nei primi due film (Cado dalle nubi e Che bella giornata). La stessa location diventa motivo di ilarità: si tratta di un paesino sperduto del Molise, in cui ci sono solo anziani e non si trova un bambino, neppure a pagarlo (iperbole per descrivere il nostro Paese). Zalone ci offre lo spettacolo dell’uomo medio attuale: quello che non sa come arrivare a fine mese, ma ritiene essenziale l’acquisto di prodotti che rappresentano una sorta di status symbol. Nella realtà fa tanta tristezza, ma la verve del comico e il ritmo sempre costante dell’azione ci fanno scappare non poche risate. Anche perché questa satira coinvolge tutti e ognuno riesce a riconoscere molti dei propri difetti nelle situazioni descritte.
Venditori senza scrupoli, seguaci della new age, imprenditori truffaldini e persino i massoni: nessuno ne esce incolume e l’ipocrisia dell’essere umano diventa il comune denominatore di tutti questi diversi archetipi.