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La città ideale

Esordio d'autore per Luigi Lo Cascio, che supera bene la prova da regista con un film sulla ricerca delle verità già applaudito alla Mostra del Cinema di Venezia 2012

Michele Grassadonia (Luigi Lo Cascio) è un ecologista incallito (e diciamolo pure, quasi maniacale!) che lascia la propria città natale, Palermo, per trasferirsi in quella che ritiene essere la città ideale: Siena. La sua è una vita molto tranquilla e solitaria, anche per il fatto che sta portando avanti un personale e singolarissimo esperimento, secondo il quale si riesce a vivere nel proprio appartamento senza energia elettrica e acqua corrente. Quando, in una notte di pioggia, viene coinvolto in una situazione tragica e misteriosa, la sua vita cambia da un giorno all’altro e l’uomo che spegne tutte le lampadine in casa per non far male all’ambiente si trova all’improvviso a doversi difendere da un’accusa penale molto pesante.
Non è il solito caso del cittadino onesto che si trova a barcamenarsi all’interno un equivoco giudiziario: è una situazione kafkiana in cui la verità non è un qualcosa di assoluto e unilaterale: i fatti accaduti sono interpretati dal magistrato in modo che non ci siano dubbi sulla colpevolezza del protagonista; quest’ultimo, dal canto suo, si dichiara innocente e rifiuta ogni compromesso o patteggiamento su un’eventuale pena da scontare, proprio perché forte della propria innocenza. Tutte le certezze di Grassadonia cominciano a vacillare: il suo voler a ogni costo difendersi da solo fin da subito e raccontare la ‘sua’ verità agli inquirenti nonostante questi non gli credano, lo porta a peggiorare la situazione. L’unica persona a stargli davvero vicino è la madre (Aida Burruano, la vera madre di Lo Cascio), che va a trovarlo a Siena e riesce a riportarlo a Palermo, quasi come se davanti a una situazione davvero seria da risolvere l’unica maniera per essere davvero compresi sia quella di trovarsi nel proprio habitat naturale.

Luigi Lo Cascio supera bene la prova da regista con un film sulla ricerca delle verità, mai scontato, forse un po’ lento in alcuni passaggi, con un finale a sorpresa: nell’ultima sequenza il regista consegna il finale allo spettatore. Dopo essersi immedesimati nelle situazioni raccontate (spesso davvero inverosimili!), si può disporre del finale a seconda di come lo si veda dal proprio punto di vista.

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