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Gli amanti passeggeri

Una commedia che guarda con divertita nostalgia alla serenità dei primi anni Ottanta, per un Pedro Almodóvar vitale come ai tempi di Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio

Era da tempo che aspettavamo il ritorno di Pedro Almodóvar sul terreno della commedia, luogo nel quale il maestro del cinema spagnolo aveva dato prova, in tutti gli anni Ottanta, di saper costruire in maniera perfetta dinamiche umoristiche e ben congegnate. Da quel capolavoro che è Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio, per non parlare di Donne sull'orlo di una crisi di nervi del 1988, film nei quali il sesso, e le preferenze in tal senso, ma soprattutto il fervore di libertà della Madrid post franchista, erano il segno distintivo di una cinematografia originale, con Gli amanti passeggeri si torna a quel tipo di 'disinibizione', dove quegli stessi antidoti che hanno permesso alle persone di sopravvivere alla dittatura, sono ai tempi odierni un modo 'frivolo' per uscire dalla crisi.
Costruito con il meccanismo delle parti ed ambientato nella claustrofobia di un aeroplano in volo, Gli amanti passeggeri ci mostra una carrellata di personaggi improbabili alle prese con un guasto che impedisce all’aereo di raggiungere la sua destinazione che è Città del Messico, costringendolo a girare in tondo sullo spazio aereo sopra Toledo. Se la classe turistica dorme dei 'sonni' profondi, in quella business si scatena il panico fra i passeggeri. Fra di loro c’è una veggente che sente odore di morte all’interno della cabina, una coppia di sposi reduci da un eccessivo uso di sostanze stupefacenti, un attore e seduttore incallito, una escort, un imprenditore ricercato per truffa e un uomo misterioso, tutti accompagnati e 'serviti' da tre assistenti di volo esperti nell’intrattenimento (interpretati meravigliosamente da Javier Cámara, Carlos Areces e Raul Arevalo).
Grottesco, politicamente scorretto e surreale, il film gioca tutto il suo potenziale nella resa che ciascuno degli attori fa dei propri dialoghi. L’ambientazione unica (se non intervallata da un breve inserto che ci riporta con i piedi per terra) consente al regista spagnolo di mettere in campo tutta la sua capacità di sceneggiatore, con battute e scambi esilaranti. Nel cast la presenza di teste di serie del cinema di Almodóvar come Cecilia Roth e Javier Cámara, è coadiuvata da camei eccellenti come quelli, nel prologo, di Penélope Cruz e Antonio Banderas, nonché della figura 'muta' di Paz Vega.

Un film che si lascia scorrere, senza pretese moralistiche o intenti di sorta dove, anche se con qualche ventata fuori bordo di trash allo stato puro, l’intrattenimento non è esclusivamente fine a se stesso.

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