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I sogni segreti di Walter Mitty - Recensione

Il quinto film da regista di Ben Stiller è la storia di un signor nessuno, che improvvisamente esce dal tran tran quotidiano per immergersi in avventure che prima aveva solo sognato a occhi aperti. Un protagonista spassoso e intenso allo stesso tempo


Walter Mitty (Ben Stiller) è un uomo che ha da poco superato la quarantina e lavora da tempo per la celebre rivista Life. A dispetto di un mestiere da impiegato e di una vita piuttosto monotona, in cui si barcamena tra le mansioni di editor fotografico e i conti dell’ospizio per l’anziana madre, quest’uomo sogna continuamente situazioni avventurose e fuori dal comune. Proverà finalmente a uscire dalla sua quotidianità per salvare il posto di lavoro suo e dell’affascinante collega Cheryl (interpretata da Kristen Wiig), della quale è segretamente innamorato.
Ben Stiller raggiunge quota 5 nel suo pedigree di regista con I sogni segreti di Walter Mitty, che prende spunto da un breve racconto di James Thurber, che risale al 1947. Stiller riesce molto bene a cucirsi addosso la parte del sognatore che si estrania dal mondo reale e compie straordinari voli pindarici, dando libero sfogo alla propria fantasia. Il suo ruolo non è quello del povero impiegato diverso da tutti gli altri che viene isolato perché ‘strano’, ma di colui che ce la mette tutta per cercare il vero senso della vita. Personaggio chiave, che interviene in maniera breve e estremamente significativa nella storia, è quello interpretato da Sean Penn, qui nel ruolo del fotografo impegnato a cogliere ‘l’attimo’ per offrire ai lettori il meglio delle immagini da ogni parte del mondo, persino quelle più remote e difficilmente accessibili. A proposito di spettacolarità dei paesaggi, una menzione a parte la merita la fotografia, affidata a Stuart Dryburgh. Complici le splendide locations, certo, ma onore al merito per un grande professionista che sa infondere un che di magico ai posti che immortala con l'obiettivo della macchina da presa.

Probabilmente la critica d’oltreoceano, che definisce il film un nuovo Forrest Gump, esagera un tantino. Nulla toglie, comunque, a una pellicola che si lascia guardare con molta attenzione e che mette in luce, oltre alle solite gag comiche dell’attore/regista, anche il suo lato più introspettivo.

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