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Mea Maxima Culpa: Silenzio nella casa di Dio

Cattolicesimo e pedofilia: il nuovo documentario del premio Oscar Alex Gibney è una requisitoria profonda contro l'omertà della Chiesa. Buone intenzioni, anche se...


Alex Gibney è un genio. Per lo meno in lungimiranza. Il regista americano ha l'occhio lungo, un occhio crudo e sensibilmente vigile che di quando in quando, si posa su questioni immorali, inumane, e racconta come sono le cose 'in realtà'.
Alex Gibney, inoltre, non è un nome qualsiasi. E' un premio Oscar, che con il precedente docu-film Taxi to the Dark Side raccontava con palesata lucidità le grottesche torture afflitte dai soldati americani ai prigionieri di Guantanamo. 
E' partendo quindi dal 'peso' del suo nome e dal pregio dei suoi film che Mea Maxima Culpa: Silenzio nella casa di Dio appare leggermente sottotono, quasi 'furbetto' e calcolato rispetto alle intenzioni intrinseche.
Il documentario si basa sulla testimonianza di quattro uomini non udenti, che dall'età di 9 anni fino alla maturità hanno ripetutamente subito abusi da parte di Padre Murphy, direttore dell'istituto per bambini sordi di Milwaukee. La loro lotta per la giustizia attraversa circa trent'anni, e pur riconoscendogli di aver abusato di oltre 200 bambini, Padre Murphy è morto di vecchiaia nelle sue vesti sarcedotali, in piena grazia di Dio.
Intendiamoci: questo documentario è un pugno alla bocca dello stomaco. Partendo dalla semplice vicenda di quattro ragazzini non udenti abusati sessualmente dal prete direttore della loro scuola, Gibney risale la china fino agli altissimi prelati, scomodando (ma non più di tanto) anche la sequela di Papa che va da Giovanni Paolo II all'allora in carica Joseph Ratzinger. Se lo si considera come un attacco al cattolicesimo e alle spregevoli tattiche per 'insabbiare' i crimini di abusi sessuali su minori, Mea Maxima Culpa lascia l'amaro in bocca, perché avrebbe potuto decisamente essere più coraggioso. Se invece, come lo stesso Gibney afferma, si prende come fulcro la voglia di essere 'sentiti' che questi quattro uomini ricercano disperatamente nel corso di tutta la loro vita, allora assume un significato differente. Il film è una requisitoria profonda contro l'omertà della Chiesa Cattolica, ma rimane sul piano dell'umano più che dell'analisi, con il fine ultimo di spingere chi ancora è nell'ombra a denunciare gli abusi subiti. 
Tuttavia non si può ignorare la perfetta macchinazione dell'uscita di questo documentario a pochi giorni dall'elezione del nuovo Papa, così come è difficile soprassedere sulla figura di Joseph Ratzinger trattata quasi con deferenza, poiché all'epoca ancora Sua Santità.

Rimane però la sensazione del dopo-visione a salvare le intenzioni del documentario: il coraggio di questi uomini sordi che hanno subito danni incolmabili, ingannati nella fede e nell'innocenza, che hanno urlato così tanto da arrivare sotto gli occhi di tutto il mondo, pur non avendo la voce.

Vai alla scheda del film




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