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Guns and Roses

Una immagine di Guns and RosesNing Hao torna in sala con una farsa in tempo di guerra, che strizza l’occhio al botteghino ma riesce a risultare piacevole e gustosa anche al di là del primo impatto, grazie a una regia frizzante e a interpreti in stato di grazia. Provaci ancora, Ning

Ning Hao, giovane regista cinese classe ’77, lanciato nell’orbita delle promesse cinematografiche dalla doppietta formata da Crazy Stone e Crazy Racer, che da uno spunto di buffa commedia nera sono riusciti a diventare una moderna satira sociale della società cinese, torna nelle sale dopo una piccola disavventura con la censura di stato (Western Sunshine, giace inedito dal 2010, infatti) e torna con questo Guns and Roses (disponibile in DVD con sottotitoli in inglese su YesAsia.com).
Nel solco di una poetica fatta di azione e humour caustico, che nel tempo gli hanno meritato paralleli coi lavori di registi come Guy Ritchie, Quentin Tarantino e Jiang Wen, Ning sforna un variopinto spettacolo scoppiettante di fughe, di astuzie e trucchi sofisticati, criminali da strapazzo, invasori giapponesi, uomini della resistenza nazional-comunista, un ambasciatore in visita dall’Italia del Fascio e un carico d’oro che fa gola a molti. Siamo infatti nella Manciuria (nord della Cina) degli anni ’30 del Novecento, dove a spadroneggiare sono i soldati nipponici invasori e la polizia collaborazionista; un tempo di cambiamenti vorticosi e occasioni d’oro, a saperle cogliere: è in questo contesto che si muove un piccolo manigoldo (il volto di un gigionissimo Lei Jiayin, praticamente all’esordio) coinvolto in una storia più grande di lui da uno sgangherato gruppo di attori e agenti della resistenza, con dall’altra parte della barricata esercito e polizia. Al contorno, un padre nostalgico ex-soldato tra i ribelli anti-Qing dei Boxer e una ragazza fragile e romantica da ferire per non farle rischiare la pelle.
Se non si può dire che Guns and Roses costituisca qualcosa di completamente sorprendente per il pubblico, cinese e non, almeno per quelli che conoscono il cinema del citato Jiang Wen, nel suo piccolo e con un occhio al botteghino (che rassicuri la censura e gli investimenti dei produttori) il film è confezionato con un gran bel ritmo, un ben assortito gruppo di interpreti (tra cui spiccano Guo Tao e Fan Wei), e una più che discreta dose di idee e fantasia soprattutto nella realizzazione delle sequenze più movimentate.

Insomma, se non un botto clamoroso, si può dire tranquillamente che anche questa volta Ning Hao abbia reso onore al suo lavoro di regista, sfornando un film fresco e piacevole che non lascia il tempo che trova. È già qualcosa, credeteci.

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