Golden Chickensss (Far East Film Festival 2014) - Recensione
- Scritto da Redazione
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Che Hong Kong stia attraversando un periodo di forte crisi sociale e ideologica è stato già messo in luce da The Midnight After di Fruit Chan, in Aberdeen di Pang Ho-cheung e attraverso la voce di Johnnie To nel documentario Boundless. Un altro film selezionato per il 16esimo Far East Festival analizza questo mutamento in un tono decisamente più scherzoso e leggero. Si tratta dell'eccentrico e variopinto Golden Chickensss. A dire il vero è il più hongokoghese tra quelli citati perché raccoglie attori, personaggi, luoghi, atmosfere caratteristiche dell'ex protettorato inglese.
Matt Chow, infatti, dirige un cast in cui primeggia la grande Sandra Ng nel ruolo della mama-san Kam, la protagonista; tra gli altri si riconoscono la cantante Ivana Wong, eccentrica 'pollastra' al servizio di Kam, Louis Koo che interpreta un altro se stesso, pronto a esaudire l'ultimo desiderio di Michelle Loo, moglie, nel film, di un ricco e innamoratissimo Lo Hoi-pang. Ci sono anche Ronald Cheng, Shawn Yue, per terminare con un cameo del divino Andy Lau nei titoli di coda. La pellicola, inoltre, propone i luoghi storici della città come ad esempio il coloratissimo nightclub della scena finale, simbolo degli eccessi del passato, chiuso nel 2012.
Golden Chickensss racconta, dunque, Hong Kong perché è parte della storia della città. Questo, infatti, è il terzo capitolo delle pollastrelle di Kam, dopo Golden Chicken e Golden Chicken 2, diretti da Samson Chiu. Se, però, i primi due capitoli hanno narrato gli eventi storici della città, il terzo film propone un punto di vista più presente, ossia in che modo sta cambiando Hong Kong. Il regista mostra ciò con uno stile immorale, un po' osé, in cui il paradossale, l'eccesso, il troppo, tipici aspetti della Hong Kong di oggi, primeggiano. Le pollastrelle di Kam sono bambolone plasticose che girano senza sosta da un cliente all'altro e un'atmosfera di comico degrado si impadronisce della città. Nemmeno l'eros, il sesso, il proibito, componenti immortali di Hong Kong, hanno più lo stesso effetto, tanto da convincere Kam e le sue ragazze ad intraprender un viaggio alla ricerca di nuove lezioni di sesso, apprese da un nerboruto uomo.
Tutto sembra andare alla rovescia, ma nessuno se ne accorge perché i cittadini di Hong Kong sembrano essere rapiti dalle apparenze, dal mostrarsi, anche nella politica e nelle battaglie civili, terreni per un opportunismo senza eguali. Questo è il senso di Golden Chickensss, celato dietro una patina di dirompente comicità che cala improvvisamente quando appare Gordon, l'intramontabile Nick Cheung. I toni del film si abbassano, i sorrisi diventano più tirati e i balletti sexy lasciano lo spazio a incomprensioni. Con l'arrivo di Gordon il film si tinge di un'atmosfera di fine di un'epoca in quanto l'uomo, compagno di Kam, è ex criminale che, dopo aver scontato la condanna, vuole riacquisire lo status quo di un tempo. Nella Hong Kong di oggi l'uomo appare anacronistico, perché ha modi di fare duri e tenebrosi da boss d'altri tempi, ha un vecchio Rolex d'oro massiccio e uno sguardo inutilmente severo. Anche la criminalità, infatti, nella sua città è stata presa dalla cultura di MTV. Gordon e Kam trovano in un aspetto tipico della cultura e della vita di Hong Kong la soluzione a questo loro non essere parte della società. Tra una scenetta comica, una musica eccessiva e il vestito da Wonder Woman della protagonista, i due capiscono che, come sempre è successo nella storia della loro città, devono adattarsi, devono umilmente piegarsi ai tempi e rinascere con la propria integrità.
L'aspetto più interessante di Golden Chickensss è come il regista giochi con i piani linguistici. Dietro, infatti, la patina di film leggero, sopra le righe, quasi spinto come l'atmosfera che si respira ad Hong Kong, Matt Chow cela un'analisi che riguarda soprattutto gli hongkonghesi, ma parla al mondo intero.