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Bianca 2.0

"Molti hanno definito il mio film una sorta di Bianca 2.0: mi piace moltissimo questa definizione": Elisa Fuksas ci racconta il suo esordio nel lungometraggio, Nina, insieme alla protagonista Diane Fleri

Esordio alla regia per Elisa Fuksas, giovanissima cineasta italiana, celebre figlia d'arte. Con Nina la Fuksas porta in scena una Roma svuotata e solitaria durante una torrida estate, e tra conflitti interni e dinamiche esterne, denota un gusto registico che di sicuro farà parlare di lei. Insieme alla protagonista femminile Diane Fleri, la regista ci ha parlato in modo sentito di questo progetto cinematografico.

Elisa Fuksas, parliamo un po’ del tuo film.
Elisa Fuksas: Nina ha una storia strana e lunga. Ho scritto varie sceneggiature, tutte diverse, ma l’elemento che persisteva in ognuna di esse era quello di una giovane donna incapace di sentire, ed il tema è rimasto quello. L'aspetto visivo e il sentimento sono nati insieme: ho cercato di ricostruirli attraverso questa Roma deserta, che è anche una delle protagoniste del film.

Diane Fleri, interpretando il personaggio di Nina ti sei distaccata molto dai tuoi ruoli usuali. Come ti sei trovata nei suoi panni?
Diane Fleri: Insieme ad Elisa abbiamo cercato di capire questo personaggio. Devo dire che non è stato difficile, ci siamo incontrare molto facilmente, perché anche io ho qualcosa di Nina. L’ho capita poco per volta sempre di più. Ero particolarmente coinvolta emotivamente, soprattutto dalla sua problematica e dai suoi conflitti. Quando si è così soli e tormentati come Nina ci si riempie di cose da fare, che però non sono quelle giuste. Inoltre l’atmosfera data dall’Eur deserto dà l'impressione che lei stia passeggiando nelle vite altrui. Nel caso di questo film l’esterno riflette l’interno.

Questo è un film di una grande personalità. La matrice così forte era un limite sulla carta? È stato difficile farsi capire?
E.F.
: La cosa difficile di un esordio è convincere di essere capaci. A quel punto deve instaurarsi la dinamica della fiducia. Con il mio produttore tutto ciò è successo e questo mi ha permesso di esprimermi. Io mi sono laureata in architettura e l’unica cosa che sapevo era che non volevo fare quello nella vita, io volevo scrivere. Fare cinema e scrivere è un qualcosa che dentro è pieno di egoismi, ma di fondo è anche una immensa generosità nel rendere partecipi gli altri.

D.F.: Vorrei aggiungere che mai come questa volta ho l'impressione di avere partecipato ad una opera d'arte. Elisa ha un modo incredibile di lavorare, una cura nei dettagli forte e lucida che mi ha coinvolta tantissimo.

Elisa, ha mai pensato a qualcun altro per il ruolo di Nina?
E.F.
: No, non ho mai pensato a nessun altro per il ruolo di Nina. Diane è perfetta, come perfetta è stata l’intesa tra noi due. Un’alchimia assoluta che ci ha permesso, con orgoglio, di arrivare a tutto ciò. Molti hanno definito il mio film una sorta di Bianca 2.0: mi piace moltissimo questa definizione. Sarà per l’Eur, o per la vespa che Nina guida durante tutto il film, ma per me sono state tutte citazioni involontarie. L’unica che sono davvero consapevole di aver voluto è un omaggio a David Lynch, con la testa di cervo che padroneggia nella cucina dove vive Nina. Il resto è casuale.

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