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La Cina allenta le maglie della censura cinematografica

In Cina la situazione generale della comunicazione, dai social al libero scambio di informazioni è, come saprete, un po' limitata dalle mani del governo centrale che controlla tutto e lascia filtrare decisamente poco in caso di contenuti ritenuti potenzialmente 'scomodi'.

La situazione non è diversa in ambito cinematografico. Fino ad oggi, ogni pellicola realizzata in Cina da studios locali o stranieri doveva superare il vaglio dell'Amministrazione Statale della Stampa, Radio Film & Tv (SARFT), che aveva il compito di controllare copioni interi ed altre informazioni varie allo scopo di decidere poi chi potesse essere considerato idoneo e chi non a distribuire un film in territorio cinese. Stessa cosa valeva anche per l'import-export delle pellicole: fa testo l'episodio dell'ultimo lavoro di Quentin Tarantino, Django Unchained. Precedentemente accettato nel Paese della Grande Muraglia, dopo accertamenti e controlli il film è stato bloccato, impedendo ai cinefili cinesi, se non attraverso stratagemmi illegali e comunque non nella loro lingua, di poter godere della pellicola.
Ma qualcosa è finalmente cambiato: lo Stato di Amministrazione della Stampa, Pubblicazioni, Radio, Film e Televisone ha ammorbidito i requisiti per ottenere le autorizzazioni, con la cancellazione del controllo per i copioni dei film di argomento generico. Ma in Rete diversi blogger e registi cinesi più o meno famosi (tra cui Jia Zhang-Ke) si chiedevano cosa si intendesse per generico, ammirando comunque e promuovendo la scelta del governo. Beijing News ha, nelle ultime ore, riportato la notizia di una fonte vicina al SARFT che spiega come per generici si intendono tutti quei copioni che non trattano gli argomenti di religione, gruppi etnici, affari esteri e altri argomenti speciali. Continua a non sembrare particolarmente chiaro cosa il governo intenda, ma almeno adesso le richieste per l'approvazione di una pellicola, dall'intero copione, passano ad una semplice sinossi.
Novità in arrivo anche per i festival, dai più piccoli ai più grandi. Gli eventi focalizzati sulle pellicole provenienti da una singola nazione non dovranno più richiedere l'autorizzazione alla branca centrale della censura di Pechino ma potranno, più comodamente, rivolgersi alle branche locali.
In generale un piccolo passo avanti, in un contesto pur sempre, ancora oggi, a volte troppo dogmatizzato.

 

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