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Conjugation (Asian Film Festival 2013 - Retrospettiva Emily Tang)

L’esordio cinematografico furente e dolente di Emily Tang. Il ritratto impietoso della sua generazione all’indomani del crollo dei sogni politici culminato con i tragici fatti di piazza Tienanmen dell’89

E’ difficile per un occidentale capire cosa possa aver significato, per i giovani cinesi, la dura repressione del movimento degli anni ’80. Nell'opinione generale si ha l'idea di una richiesta di apertura politica verso una maggiore democratizzazione del paese. Una sorta di 'primavera cinese' soffocata sul nascere.
Se così fosse, data la svolta neoliberista data dal regime alla sua politica economica, verrebbe da pensare che il movimento abbia vinto.
Per fortuna ci sono testimonianze, come questa bell'opera prima di Emily Tang, a restituire alla Storia le verità negate dalla cronaca.
Il film racconta le difficoltà di vita e relazione di una giovane coppia e dei loro amici universitari all’indomani del crollo delle loro illusioni di cambiamento, causato dai carri armati di piazza Tienanmen.
I macro eventi politici non sono mai rappresentati. Per necessità di budget e virtù narrativa, la sceneggiatura si concentra sugli stati d'animo e le diverse vie di fuga che questi giovani reduci, costretti dal peso della sconfitta, operano per sopravvivere. C'è chi decide di lasciare il paese per sempre e chi si dedica al bere e al mahjong; chi decide di investire ciò che resta della cassa del movimento per far partire la propria attività economica e chi la usa per interrompere una gravidanza indesiderata. E' la fine della speranza, del pensiero collettivo di poter sognare e realizzare una vita diversa.
La Tang non si accontenta di descrivere in modo documentaristico le vicende del gruppo. Ogni scena è un atto di accusa nei confronti del regime sulle responsabilità politiche di quanto vediamo. Il racconto della ragazza su una moglie che ammazza il marito e poi ha il problema di nascondere il cadavere è chiaramente metaforico dei fatti dell'89. La dispersione dei fondi del movimento (ossia le idee, le risorse) è un altro dito puntato sulla miopia politica della classe dirigente. I feroci squarci su interni da dopo bomba e paesaggi ghiacciati e ostili, nel loro sconvolgente realismo (nel senso che sono autentici e non ricostruiti), sono simbolici del vuoto senza sogni, delle paure generate dalla repressione.
Illuminante per capire il significato del movimento e le speranze perdute, è la poesia di Dito di piede, un misterioso compagno scomparso durante gli scontri e continuamente evocato dagli amici, che viene letta verso la fine del film:

Sorella, da domani sarò un uomo felice. Nutri il cavallo, spacca la legna, viaggia per il mondo.
Sorella, da domani preoccupati di cibo e verdure.
Sorella, da domani, fai visita a tutti i parenti. Di' loro la mia felicità. Quello che la luce della felicità mi ha detto, io racconterò a tutti.
Sorella, dai ad ogni fiume, a ogni montagna un nome caldo.
Straniero, anch'io vi benedico. Vi auguro un futuro luminoso; che gli innamorati si possano sposare. Vi auguro che tutti troviate felicità sulla Terra.
Io voglio solo stare di fronte al mare, quando la primavera è calda e fiori sbocciano


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