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0.5 mm - Recensione (Far East Film Festival 2015)

Il nuovo lavoro della regista Momoko Ando è stato inserito tra i dieci migliori film giapponesi dell'anno secondo i critici della rivista Kinema Junpo, oltre ad essere insignito del premio come Miglior Film al Hochi Film Awards. È uscito a novembre 2014 ed ha riscosso grande successo. Il perché di tutto questo è abbastanza chiaro

Sawa è una filantropa. Ha una naturale inclinazione nell'accudire gli anziani. Li lava, li consola, gli parla, li rivitalizza anche se inermi. Prima la ragazza svolge questo compito per un'agenzia, ma dopo un'incidente a casa di un anziano in cui questa prende fuoco e contestualmente la padrona di casa, figlia dell'infermo, si impicca, la giovane si ritrova senza lavoro. Decide, quindi, di girovagare per la città alla ricerca di uomini anziani soli a cui dedicarsi. Il suo approccio, però, è ben lontano dall'essere di aiuto. Sawa osserva le sue vittime, li scruta e decide di avvicinarsi a loro nel momento in cui stanno compiendo piccole attività criminali, come rubare in un supermercato o bucare le ruote di altre biciclette. Attraverso il ricatto e con molta astuzia la protagonista si introduce, così, a casa degli uomini, non, però, con volontà di volerli truffare, ma per aiutarli nel procedere della loro vita. Sawa, così, entra ed esce dalla case degli anziani, rivitalizzati dalla sua 'cura', fino a quando un giorno durante una delle sue ricerca incontra Makoto, la figlia muta e solitaria della donna suicidatasi. Ora la giovane vive con il padre, un altro anziano che necessita dell'aiuto della ragazza tanto quanto Makoto.
Il primo quesito è: Sawa chi è? Perché conduce una vita da vagabonda? Perché si adatta a vivere in case povere e di lamiera con gli anziani proprietari? Se non si tratta di approfittarsene, quale motivo può muoverla? La risposta la fornisce il suo essere tranquilla e posata. Alla ragazza riesce naturale dedicarsi agli anziani, perché si tratta della sua 'missione di vita' così da eseguirla con estrema semplicità. Le parole che la protagonista dedica ai suoi assistiti, le cure, il dialogo che gli concede, l'opera di riassetto della loro esistenza appaiono come le azioni quasi di una figlia. In questo modo i buffi e comici vecchietti, incastrati nelle loro impacciate esistenze o in lavori estenuanti, riescono a liberare il loro essere, a svincolarsi dalle alienazioni della società, come consumare i pasti seduti sulle panchine dei centri commerciali o sproloquiare contro il malessere della città. Sawa, interpretata dalla sorella della regista Sakura Ando, restituisce loro lo status di uomini, di essere viventi emancipandoli dall'idea di peso per le famiglie o per la società.
Attraverso cinque episodi, cinque differenti 'casi', Momoko Ando narra questa vicenda. Si tratta di vera e propria narrazione, di un'esposizione sintattica da romanzo. Il film, infatti, prima nasce in parole, in quanto la regista è anche l'autrice del romanzo da cui è tratto il film e ne ha curato anche l'adattamento per il cinema, poi materializza in immagini l'azione consapevole di un preciso intervento in uno stato di cose. Il tutto narrato senza punte di patetismo, senza scene madri, anzi con un umorismo nero e drammatico utile a porre l'accento su questioni quali solitudine, emarginazione, incomunicabilità da parte di una società giapponese che lascia buona parte dei suoi componenti al loro destino. Seppur, infatti, l'aiuto di Sawa si concentra sugli anziani, l'incontro con la giovane Makoto e il processo di comprensione da parte della protagonista che ne consegue, dimostra come il bisogno di aiuto e comprensione in Giappone sia un problema ampio e diffuso

0.5 mm sono 196 minuti di pellicola che trascorrono intensi per la capacità di Momoko Ando di costruire una storia spontanea in cui le scene nascono da sole, senza finzione, e liberano le vite dei protagonisti che lei segue fedelmente con in spalla la sua macchina da presa.


Il nostro giudizio: Il nostro giudizio è 4

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Davide Parpinel

Del cinema in ogni sua forma d'espressione, in ogni riferimento, in ogni suo modo e tempo, in ogni relazione che intesse con le altri arti e con l'uomo. Di questo vi parlo, a questo voglio avvicinarci per comprendere appieno l'enorme e ancora attuale potere di fascinazione della settima arte.

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