Roy Andersson torna con il suo stile fatto di inquadrature fisse a comporre dei tableau vivant in cui si alternano personaggi squisitamente surreali, che descrivono in modo dolce e crudele il lato tragicomico della realtà. Miglior regia alla 76esima Mostra del Cinema di Venezia
Con soli cinque lungometraggi all'attivo in quarantacinque anni di carriera (una media kubrickiana), Roy Andersson è uno dei più autori più apprezzati del panorama contemporaneo, forte di uno stile riconoscibilissimo dalla prima all'ultima inquadratura dei suoi film.
Quadri viventi densi di grande cinema per il ritorno di Roy Andersson, che chiude la sua personale trilogia 'sull'essere un essere umano' con un film ostico sospeso tra commedia e tragedia