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The Amazing Spider-Man 2: Il potere di Electro - Recensione

The Amazing Spider-Man 2 arriva nei cinema accompagnato da video promozionali e trailer che portano a pensare a un grande film action stracolmo di nemici per l'Arrampicamuri. Scopriamo perché Electro, Green Goblin e Rhino risultano essere quasi solo dei comprimari in un film decisamente più riflessivo rispetto alla media dei precedenti comic-movie


"Sapete che cosa mi piace nell'essere Spider-Man? Tutto!". Con questa frase si apre uno dei tanti trailer che abbiamo visto fino ad oggi del secondo capitolo dedicato alla saga di The Amazing Spider-Man. Non è una cosa detta così, tanto per dire. Ci troviamo di fronte ad uno Spider-Man genuinamente entusiasta di indossare il costume dell'Uomo Ragno. Ma andiamo a scoprire perché.
Il potere di Electro
, sottotitolo del film, si sviluppa quando Max Dillon, goffo e quasi invisibile ingegnere elettrico della Oscorp alla ricerca di attenzioni, ma ormai rassegnato a vivere una vita da emarginato, conosce Spider-Man. Impegnato a bloccare un cattivo che sta seminando il panico tra le strade di New York a bordo di un camion, Aleksei Sytsevich (un nome che i fan conoscono bene), Spidey salverà da morte sicura Dillon, dandogli un minimo di attenzioni. Attenzioni che l'uomo ingigantirà, trasformando la sua stima per il supereroe in una sorta di ossessione. Nel giorno del suo compleanno, Dillon dà vita ad un monologo nel suo appartamento, rasentando la pazzia, in cui afferma di aspettare con ansia il momento in cui festeggerà insieme al suo "amico Spidey". Peccato che la vita gli farà un regalo ben diverso dall'amicizia con un supereroe.Mentre ripara un guasto tecnico alla Oscorp, l'uomo subirà un incidente che per chiunque sarebbe risultato mortale, ma che a lui conferisce poteri decisamente strabilianti, facendolo diventare Electro. Si sviluppa così la continua ossessione di Dillon/Electro della ricerca di attenzioni. Se prima l'uomo non aveva i mezzi per spiccare, ora gli basta schioccare le dita per causare un cortocircuito. Non male come modo per attirare le telecamere e il supereroe che protegge New York. Già, Peter Parker.
Peter
è sicuramente cresciuto dal primo capitolo, sebbene si trovi in una situazione spinosa. La promessa fatta al padre di Gwen in punto di morte, di non coinvolgere più la figlia nella vita di Spider-Man, lo tormenta. Con allucinazioni e scelte discutibili, volte a salvaguardare la vita della ragazza. Peter deve affrontare l'amore, le preoccupazioni della Zia May, la continua ricerca di risposte sui suoi genitori, in particolar modo su suo padre, e l'essere il supereroe di New York. Forse troppo per un adolescente. Tanto per aggiungere carne al fuoco, tornerà dal passato un vecchio amico di Peter, Harry Osborn, figlio del capo della Oscorp Norman Osborn. I due ritroveranno un legame ormai perso da quando erano bambini che, però, si incrinerà per una serie di vicende che riguardano il ricco pargolo.
In un turbinio di citazioni, dal classico Stan Lee che non perde occasione per recitare la parte del vecchietto un po' suonato, alla suoneria del cellulare di Peter Parker (la canzone polifonica della sigla originale della serie animata di Spider-Man), passando per i palesi riferimenti alla prossima pellicola de I Sinistri Sei, si sviluppa un film decisamente diverso da quello che ci si può aspettare.
Premesso: se andate a vedere The Amazing Spider-Man 2: Il potere di Electro convinti di gustarvi un film dal forte stampo action, rischiate di sbagliarvi di grosso. Sebbene le battaglie tra Spidey e i nemici di turno, principalmente Electro e Green Goblin, siano spettacolari grazie ad un ottimo e mai fastidioso utilizzo del RealD 3D e della CGI, queste si limitano a minutaggi decisamente più brevi di quanto ci si possa immaginare. The Amazing Spider-Man 2 è un film molto introspettivo, complice una continua ricerca accurata e dettagliata dei dialoghi ed una trama che verte più sulla vita personale del protagonista, rispetto a quella parallela di supereroe. Ricorderete poi che mesi fa si parlava della nuova Mary Jane Watson, prematuramente tagliata dal cast. Con il senno di poi, forse a fine pellicola si comprende di più la scelta di non inserire la M.J. che era stata inizialmente selezionata, Shailene Woodley, come una decisione non basata sull'aspetto fisico dell'attrice ma per una questione di intensità della trama.

In conclusione, la saga di Marc Webb è sicuramente più fedele, per cronologia e scelta dei personaggi, al fumetto originale, ma pecca nel disperdere il potenziale delle scene action in un mare di momenti riflessivi e ricchi di dialoghi, comunemente definite 'spiegoni'. Tutto l'opposto della saga di Sam Raimi, che se cronologicamente non c'azzeccava nulla, come qualità finale della pellicola rimane ancora qualche passo avanti. Inoltre, pellicole come quelle di Raimi, o quella dedicata agli Avengers, erano storie più o meno originali, che permettevano anche ai fan dei fumetti di trovarsi di fronte ad un lavoro almeno un minimo innovativo e diverso da quanto avevano letto in passato. Non si può dire la stessa cosa del film di Webb e dei suoi colpi di scena, un po' come era accaduto per il terzo ed ultimo capitolo del Batman di Christopher Nolan.

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