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300 - L'alba di un impero - Recensione

La riedizione della retorica action/visiva del 300 di Zack Snyder mette a segno il colpo anche in mani altrui, e la scintilla erotica tra Artemisia e Temistocle fornisce il valore aggiunto della visione

Sviluppandosi in un parallelo temporale con gli eventi della Battaglia delle Termopili, con Leonida e i suoi trecento spartani alle prese col mostruoso esercito persiano guidato per terra da Re Serse, già romanzati nel primo 300 da Frank Miller su carta e poi da Zack Snyder su schermo, la trama di 300 - L’alba di un impero si concentra sulle battaglie navali che vedono contrapposte l’imponente marina persiana guidata dalla feroce Artemisia, generale per odio dei greci e sete di vendetta nei confronti dell’assassino del suo mentore, il defunto Re Dario, padre di Serse, e la numericamente scarna ma agguerrita flotta delle città stato elleniche comandata dall’ateniese Temistocle. Nella ripetizione dello schema Occidente contro Oriente che già aveva mosso Miller e Snyder, stavolta la chiave di volta non è tanto la fierezza dell’identità di libertà che il mondo ellenico (e l’orgoglio spartano) dovrebbe idealmente e retoricamente rappresentare, ma la difesa dell’istituto democratico della partecipazione popolare alla dinamica collettiva, sociale politica e qui pure bellica, che Atene e Temistocle incarnano abitati solo da dubbi minimi di legittimità storica e pure etica.
In altre parole, se 300 era una lotta tra Leonida e i freaks persiani di Serse, questo nuovo film - del relativamente nuovo Noam Murro, ma sempre prodotto da Snyder e fedelissimo al fumetto di Miller (uscito in contemporanea col film, a mo’ di marketing cross-mediale), con una carriera alle spalle (guarda caso) di regista pubblicitario – è il confronto tra Temistocle e Artemisia, un uomo e una donna. Ed in effetti la differenza sostanziale con 300 è proprio questa, ovvero inserire nel cuore della storia un elemento erotico che nell’originale era rimasto relativamente appena in disparte. Al netto infatti delle pippe/pipponi (prevedibili e per questo nemmen troppo fastidiose) sulla libertà a tutti i costi (soprattutto a quello della vita) che i dialoghi gonfi e pomposi ci propinano e che fanno di 300 – L’alba di un impero una prosecuzione con altri nomi del primigenio 300 cinematografico sneyderiano (cosa che non deluderà le aspettative dei fan della prima ora), quel che davvero distingue questo nuovo capitolo è la tensione erotica che si crea tra Artemisia e Temistocle. Se infatti prima del loro incontro il film viaggia su binari dritti, previsti e senza scossoni, appena i due si incrociano sullo schermo è subito densa alchimia, attrazione degli opposti, e la storia pure solo per un momento fa balenare lampi di ispirazione e radici nel mito che vadano oltre la retorica dei dialoghi, e parlano di guerra vera, interiore soprattutto, tra nemici rispettati e quasi-amanti impossibili. In questo senso, tra erotia e propaganda, il finale è un orgasmo mancato, di frigidità democratica e libidine tirannica.

Per il resto, ottimi i combattimenti e buonissimo pure il 3D; chiosa finale la menzione per il pallido ma pur sempre presente coraggio di impostare un blockbuster da grande pubblico sullo sfacciato fascino vampiresco di Eva Green e del suo corpo. Anche qui alla fin fine non si tratta che di marketing ben pensato, ma dentro all’operazione Miller-Snyder-Murro tutto si tiene.

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