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Locke - Recensione

Nel nuovo emozionante film di Steven Knight, Tom Hardy è Ivan Locke, un perdente positivo. In una notte d'inverno, in macchina, lungo l'autostrada, partecipa al crollo della sua vita, ma una nuova lo aspetta alla fine del viaggio


Ivan Locke è un perdente, un fallito, troppo dedito al suo lavoro e poco alla famiglia. Il personaggio protagonista della pellicola di Steven Knight, Locke, interpretato da Tom Hardy, viaggia in una sera d'inverno lungo un'autostrada inglese verso l'ospedale in cui sta per nascere suo figlio avuto da un rapporto extraconiugale. Lungo la strada abbandona la sua vera moglie che ama, i suoi due figli maschi e il suo lavoro di direttore di cantiere, delegando al suo assistente mezzo alcolizzato la preparazione di uno dei più grandi e complessi edifici mai realizzati. Con tutti loro è in contatto telefonico costante dall'auto.
Locke è, quindi, un perdente, ma che crede profondamente in quello che sta facendo. E' convinto della sua buona missione, persegue l'unico obiettivo che gli rimane dal momento che tutto attorno a lui si sta distruggendo. E' chiaro nello spiegare agli interlocutori - la moglie, il suo capo, il suo assistente - le sue intenzioni, nonostante sia bersagliato da un raffreddore abbastanza sintomatico. L'uomo risulta onesto con la donna che gli sta dando un nuovo figlio, quando le dice di non amarla, ma allo stesso tempo vuole assumersi le sue responsabilità. Il protagonista appare, dunque, solido come l'autostrada che attraversa e stabile come la macchina che lo accompagna. La pellicola, infatti, è ripresa interamente all'interno dell'auto, con brevi stacchi sul percorso notturno che scorre attorno all'uomo. Non è, però, una visione claustrofobica in quanto Knight crea un legame empatico tra pubblico e personaggio attraverso la sua voce e le sue frasi. Chi osserva, respira con Locke, si soffia il naso insieme a lui, inveisce contro lo spirito di suo padre accusato di non essere mai stato presente nella sua vita.
Risulta chiara nella mente del pubblico la missione del protagonista, evidenziata da una convincente interpretazione di Hardy che non scade mai nell'eccesso. L'attore, al contrario, modella un personaggio lucido e sensato sostenuto solo dalle sue forze anche nei momenti in cui il suo crollo emotivo è totale.

Locke
è quindi un perdente positivo che in un panorama contemporaneo in cui il cinema evidenzia la fragilità dell'uomo, si differenzia per la tenacia e la volontà di essere corretto. Almeno ci prova.

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