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The Terror Live (Far East Film Festival 2014) - Recensione

La telefonata che sconvolge la vita. Con queste poche parole si potrebbe riassumere la nuova pellicola del giovane regista coreano Kim Byung-woo, che con questo film dimostra di aver trovato la formula per incollare alla sedia lo spettatore con un pizzico di originalità

Se in un film thriller un attentatore misterioso tiene in ostaggio le sue vittime e obbliga gli interlocutori a esaudire le sue richieste in un determinato lasso di tempo, la suspense dello spettatore è assicurata. Se poi nella soluzione della situazione intervengono le scelte irremovibili della polizia, la morte degli ostaggi e il tentativo del protagonista di risolvere tutto con la psicologia, allora il dubbio, le ipotesi e l'ansia in chi osserva sale scena dopo scena.
Il terzo lungometraggio del giovane coreano Kim Byung-woo, The Terror Live, si attesta su questo impianto narrativo con un pizzico di originalità. Il protagonista è Yoon, interpretato da Ha Jung-woo, un ex anchorman ora finito a condurre un programma radiofonico sulle questioni politiche della Corea del Sud. Durante la diretta del programma interviene uno spettatore che, dopo aver sfogato il suo malessere di vita, fuori onda avvisa l'uomo che il ponte Mapo, adiacente all'edificio della stazione radio, crollerà a breve. Nessuno dà credito a questa notizia e il ponte esplode. Yoon intuisce subito l'importanza mediatica del gesto e della telefonata e concorda con il suo produttore l'esclusiva della notizia in cambio del suo vecchio posto di lavoro. L'uomo è accontentato e così parte la diretta al telefono tra Yoon e l'attentatore. Da questo momento inizia un gioco tra i due fatto di minacce, altre esplosioni, morti, ma soprattutto viene a galla una verità che mette in dubbio la sicurezza di Yoon e le certezze sull'azione dell'attentatore.
Il film si attesta su una buona dose di ansia, perché l'azione si svolge tutta all'interno del piccolo studio dove lavora Yoon, reso ancora più claustrofobico dalla macchina da presa che si muove freneticamente tra il volto dell'uomo, la cabina di regia in cui si alternano le persone che lo aiutano nella mediazione con l'attentatore e le finestre affacciate sul ponte Mapo distrutto. A creare la suspense, inoltre, ci sono le esplosioni che cristallizzano l'adrenalina della scena, le minacce del terrorista e le decisioni improvvisate di Yoon nel gestire la situazione.
In The Terror Live, però, la preoccupazione dello spettatore cresce soprattutto perché il regista manipola la sua attenzione fornendogli continuamente momenti per dubitare della verità delle azioni sullo schermo. Yoon, il suo produttore, la poliziotta che lo aiuta nella mediazione e l'attentatore instaurano con chi osserva una fiducia, un'empatia molto fragile a causua del continuo insinuarsi di dubbi e incertezze. Il regista sembra voler puntare il dito contro un mondo della comunicazione in cui non vige la verità, ma solo un sistema corrotto e senza scrupoli, capace di sacrifici estremi per cercare di raggiungere lo spettatore. La vittima di tutto questo è proprio Yoon, che subisce le decisioni altrui. In questo modo emergono le sue molte sfaccettature: arrivismo, corruzione, opportunismo, mancanza di orgoglio, scarsa lucidità, fino alla catarsi finale in cui la sua nera professionalità lascia spazio a un briciolo di etica di vita.

The Terror Live
non è un film di critica sociale, ma un thriller tecnicamente ben diretto che si incrina quando nella parte centrale emerge il lato oscuro di Yoon. Qui il film denota un calo di tensione perché tale descrizione appare frettolosa e quasi poco rilevante seppur sia importante per la definitiva interruzione del legame di fiducia tra spettatore e personaggio. Il film, però, immediatamente riprende il suo quantitativo di tensione attraverso scelte narrative originali e ben pensante che tengono incollato alla sedia lo spettatore.

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