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Heli (Festival di Cannes 2013 - In concorso)

In concorso al Festival di Cannes 2013, Heli dello spagnolo naturalizzato messicano Amat Escalante è un racconto crudo e senza possibilità d’appello

Polvere, desolazione, solitudine, violenza. Il Messico raccontato da Amat Escalante è una realtà difficile, dove la supremazia del cartello della droga è una piaga inguaribile. Le regole sono stabilite con la forza e quella che dovrebbe essere la autorità indiscussa dello stato e della polizia al suo fianco, sono entrambe delle entità inette e vessate, o meglio corrotte, dalla criminalità organizzata.
Il film segue la vita di Heli, un ragazzo alle prese con le difficoltà di crescere un figlio insieme alla sua compagna, con la quale non ha più lo stesso rapporto. Ma Heli deve prendersi cura anche di sua sorella 12enne Estela, la quale si è innamorata di Berto, allievo della polizia. L’amore di Estela per il giovane porterà a delle conseguenze drammatiche, le quali non risparmieranno nessun membro della famiglia.
La spirale di violenza nella quale cadono i protagonisti non è soggetta a possibilità d’appello. Il Cartello non perdona i torti subiti, anche se possano sembrare delle 'perdite' insignificanti rispetto al loro potere: mantenere il regime di terrore ed infliggere delle punizioni che rimangano impresse nella memoria, è questa la regola.
Escalante non lascia spazio all’immaginazione quando rappresenta la violenza che, sopratutto nella parte centrale, cede il passo al sadismo. Il film segue un filo narrativo diretto e senza inciampi, racchiuso in una cornice stilisticamente perfetta. Alcune sequenze ed immagini hanno la plasticità di un quadro avvolgente e poetico. Quello che manca al regista, pero’, è quell’attenzione in più nell’approfondire i personaggi, una mancanza che non permette di empatizzare con essi.

La pellicola di Escalante arriva comunque allo spettatore come una lama rovente, lasciando attoniti di fronte ad una realtà ineluttabile e severa.

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