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Bernardo Bertolucci alla presentazione di Io e te a Roma"Io e te è stato molto importante: sono riuscito ad uscire. Ho ricominciato a fare film e a vivere": intervista a Bernardo Bertolucci che ci racconta, insieme ai protagonisti del suo nuovo lavoro Tea Falco e Jacopo Olmo Antinori, il suo ritorno dietro la macchina da presa ispirato al romanzo di Niccolò Ammaniti

Io e te è la storia intensa di due ragazzi e dei loro disagi che ha riacceso in Bernardo Bertolucci la voglia di fare cinema. Merito del romanzo di Niccolò Ammaniti che ha convinto il celebre regista a riavvicinarsi alla macchina da presa dopo quasi 10 anni di 'pausa' da The Dreamers, il suo ultimo lavoro. La trasposizione delle 116 pagine del romanzo racconta dell’incontro tra Lorenzo (Jacopo Olmo Antinori), quattordicenne introverso che decide di prendersi una 'vacanza' nascondendosi in cantina, e Olivia (Tea Falco), la sorellastra eroinomane che piomba nel suo 'nascondiglio' alla ricerca di vecchie cose.
Ad affiancare Bertolucci durante la presentazione del film a Roma (l'uscita nelle sale è prevista per il 25 ottobre in 300 copie), i due giovani protagonisti del film: Tea Falco, leggera in una blusa blu e morbidi pantaloni rosso fuoco, e Jacopo Olmo Antinori, timido ma dallo sguardo acceso.

Bernardo Bertolucci, con il suo film vuole comunicare qualcosa alle nuove generazioni?
Bernardo Bertolucci: Nel corso degli ultimi anni avevo perso il mio contatto con i giovani. Dopo aver incontrato Jacopo, ho pensato a quanto tempo fosse passato dall’ultima volta che avevo parlato con uno di  loro. Lavorando al film mi sono subito riadattato all’età dei personaggi. Il libro di Ammaniti l’ho letto d’un fiato. Ho voluto girare un film sulla liberazione, voglio che il pubblico senta questo.

Bernardo Bertolucci in mezzo a Tea Falco e Jacopo Olmo AntinoriCom’è arrivato al romanzo di Niccolò Ammaniti?
B.B.: È stato Niccolò a darmi il suo libro. Mi è piaciuto, tranne il finale, che nel mio film è diverso. Nell’ultima inquadratura volevo trasmettere un senso di liberazione. La camera segue i due protagonisti per strada, poi l'immagine si ferma su Lorenzo e sul suo sorriso. L’immagine si fissa come ne I 400 colpi di  François Truffaut. È un sorriso che mi ha ripagato.

Cosa l’attira dei luoghi chiusi?
B.B.: Nel corso della mia vita mi sono rinchiuso in casa per anni. Ero un auto-recluso. Il luogo chiuso provoca in me una claustrofilia e non una claustrofobia. Mi era già successo durante la lavorazione di Ultimo tango a Parigi e L’assedio, evidentemente c’è qualcosa che mi rassicura. Io e te è stato molto importante, sono riuscito ad uscire. Ho ricominciato a fare film e a vivere.

Ha già un soggetto per una nuova storia?
B.B.: Dopo essere tornato a girare, ci ho preso gusto. È come una terapia. I miei lavori sono sempre in divenire, la realtà che mi circonda li arricchisce. Ad esempio vedendo le fotografie scattate da Tea Falco, ho subito pensato che avrebbero potuto nutrire il personaggio di Olivia.

Com’è avvenuta la scelta delle musiche?
B.B.: Se ne è occupato Jacopo Antinori. Volevo che fosse una musica in cui lui si riconoscesse. Le ha scelte lui, tranne la straordinaria canzone di David Bowie Ragazzo solo, ragazza sola con le parole di Mogol. La conoscevo da tanti anni e quando l’ho ritrovata per la scena del ballo tra Olivia e Lorenzo, sembravano parole scritte apposta per il film. Le altre musiche sono state scritte da Franco Piersanti.

Una scena di Io e teJacopo e Tea, ricordate il vostro primo incontro con Bernardo Bertolucci?
Tea Falco: È come se l’avessi dimenticato. Quindi vorrei rifarlo!

Jacopo Olmo Antinori: È avvenuto durante il provino. Abbiamo chiacchierato e mi ha colpito la sua persona. Ricordo la prima impressione che ho avuto... difficile da descrivere. Se fosse finita lì, sarebbe stato comunque bello. È stata un’esperienza unica, una grande gioia.


Vuole aggiungere qualcosa alla recente polemica sull'insensibilità del Comune di Roma e del sindaco Gianni Alemanno nei confronti dei disabili?
BB: Vivere a Roma è diventato impossibile per me, sono circondato da percorsi di guerra. Vivo in una città proibita e non vuol dire che io sia l’imperatore. Parlo a nome di quelli che come me non possono avere autonomia. Quando ho denunciato di non essere potuto andare al matrimonio del mio amico Mario Martone nella Sala Rossa in Campidoglio perché non c'era la possibilità di accedervi per un disabile, il sindaco Alemanno ha risposto su YouTube: l’ho trovata una risposta patetica. Mi dispiace dovermi lamentare, ma la mia voce si diffonde più velocemente e sento il dovere di farlo.

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