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Oliver, John, Salma: belve per un western con gli elicotteri

Photocall Le belve a RomaIntervista a Oliver Stone, John Travolta e Salma Hayek, da Hollywood a Roma per il lancio in grande di Le belve, ultima fatica del regista di Assassini nati, in uscita il 25 ottobre nelle sale italiane. Azione e sentimento, buddisti, reduci, donne in narcocarriera e aguzzini, ma soprattutto un finale da western ultratecnologico

Si è tenuta a Roma, presso la Casa del Cinema a Villa Borghese, la presentazione del nuovo lavoro di Oliver Stone Le belve. Presenti il regista e gli interpreti John Travolta e Salma Hayek.
Il film è una storia tra azione e sentimento in cui da una parte c'è un trio di trafficanti di cannabis fai-da-te, Chon ( Taylor Kitsch), Ben (Aaron Taylor-Johnson) e Ophelia (Blake Lively), dall'altra gli spietati trafficanti messicani Elena (Salma Hayek) ed il suo aguzzino scagnozzo Lado (Benicio Del Toro), in mezzo il triplogiochista agente federale Dennis (John Travolta); sarà guerra senza confine in cui più del potere potrà il sentimento e con un finale da revival ipertecnologico western. 

Cosa vi ha attirato della sceneggiatura basata sul romanzo Savages di Don Winslow?
Oliver Stone
: Mi ha attirato l'originalità della scrittura, tutte le cose che mi piacciono vedere in un film mi sono state trasmesse dal testo e anche qualcosa che ad una prima lettura mi era sfuggito.

Salma Hayek: Per me è stato un testo straordinario, che mi ha fatto intuire che avrei rappresentato un personaggio interessante che mi sarebbe piaciuto ed ho anche realizzato che lavorare con Oliver Stone sarebbe stata una bella esperienza.

John Travolta: Era una sceneggiatura originale ma al tempo stesso universale, cose che accadono ovunque, non solo in Messico; il mio personaggio è molto interessante anche se nel libro fa una fine diversa, nel film invece di fatto è un trionfatore. Mi è piaciuto molto girare Le belve e lavorare con Stone: è un film luminoso, colorato, nonostante il buio profondo della storia.

Immagine della conferenza stampa di Le belveOliver, raramente lei si è ispirato a libri per i suoi lavori: come è stato l'approccio a un riferimento letterario?
OS: Nella sceneggiatura abbiamo cambiato diverse cose, abbiamo raggruppato la storia in una ventina di scene e creato due finali, inoltre anche il destino di alcuni dei personaggi ha subito delle variazioni. Pur modificando molto e pur spettando l'ultima parola al regista, Winslow mi ha fortemente sostenuto anche se era in disaccordo su alcune cose.

John, come ha vissuto il suo personaggio inserito in questa guerra?
JT: Ho cercato di documentarmi sui cartelli messicani che sono ben più feroci della mafia italiana ad esempio, non hanno regole, sono spietati; è una guerra di denaro, di quelle che non hanno mai fine e che quando c'è una crisi economica come quella attuale diventano ancora più sanguinose.

Lei ha interpretato numerosi ruoli nella sua carriera, i più svariati, ce n'è uno che le manca e che vorrebbe impersonare?
JT: Non saprei dire chi vorrei essere, dipendo dalla sensibilità e dalla creatività degli scrittori. Non sarei capace di scrivere neppure la metà dei ruoli che hanno creato per me... Mi piace farli vivere in personaggi che gli altri creano, non sarei capace di pensarli.

Una immagine della conferenza stampa di Le belveSalma, come è riuscita ad entrare in un ruolo così difficile di donna crudele e sentimentalmente ferita?
SH: Pur di lavorare con Oliver avrei fatto qualsiasi cosa, anche impersonare un albero, perché ero certa che sarebbe venuto fuori qualcosa di grande. Io sono messicana e conosco la realtà delle donne narcotrafficanti, mi sono documentata, ne ho persino incontrata una che si era messa a capo di un cartello dopo che il marito era finito in galera. Le donne sono molto più pragmatiche degli uomini, guardano al business ma sanno che la guerra non serve a nessuno, non inseguono il loro ego smisurato. La donna che interpreto è sì crudele, ma è anche sola, cattolica, tratta gli altri in maniera diversa a seconda chi ha davanti.
A proposito di belve, bisogna capire che lo diventiamo quando lasciamo da parte il bene di tutti per perseguire solo la nostra sopravvivenza. Bisogna cambiare, ed è ora che la gente capisca che usare droga non è solo 'divertimento'; ogni volta che si assume droga bisogna essere consapevoli che si partecipa al 50% ad una mattanza che lascia per strada vite di ragazzini, mogli, mariti, sorelle e fratelli. E' il caso che ci si assuma la responsabilità: ogni volta che si compra droga, qualcuno muore. Il film è violento sì, ma è violento il mondo intorno a noi e chiudersi gli occhi non serve, dobbiamo guardare al futuro.

Il finale nel cimitero indiano non sembra un grande omaggio, addirittura un revival in chiave moderna, del western?
OS: Senz'altro, io sono affascinato dal western e da quei registi che ne hanno fatto la storia come Sam Peckinpah e Sergio Leone. Il finale, tre da una parte e tre dall'altra, è in perfetto stile western, moderno magari, ma con la stessa colorata vivacità.

SH: Sì, un western con gli elicotteri!

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