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The Mole Song - Undercover Agent Reiji - Recensione (Festival di Roma 2013 - Concorso)

Una delirante e sincretica 'yazuka-comedy' per Takashi Miike, che diverte con le disavventure di Reiji, un agente sotto copertura che ha il compito di mettere dietro le sbarre un boss della mafia giapponese

Premessa personale. All’uscita della sala, dopo la proiezione al Festival del Film di Roma 2013, una tv giapponese mi chiede se posso fermarmi un attimo per rispondere a qualche domanda sul film. Come rifiutare di fronte alla gentilezza nipponica abituati a giornalisti televisivi italiani che ti sparano a 'tradimento' il microfono davanti alla bocca mentre l’operatore ti punta camera e faro? Alla fine della breve intervista la collega giapponese mi chiede di definire il film con una parola. Ma come racchiudere in un solo aggettivo The Mole Song – Undercover Agent Reiji, arrivato a portare un po’ d’aria fresca, frizzante all’interno di un Concorso abbastanza grigio?
Dopo la stravagante premessa, per non essere da meno di Takashi Miike, e le scuse per la scarsa professionalità, un passo indietro sulla trama. Protagonista è Reiji Kikukawa, un giovane poliziotto. Un giorno viene convocato dal suo capo che gli affida l’incarico di infiltrarsi in un’organizzazione criminale per cercare di arrivare ad arrestare Shuho Todoroki, boss del clan yakuza Sukiya-kai. Reiji riesce a diventare il pupillo di Masaya Hiura, un membro importante della famiglia, e viene trascinato in una serie di folli situazioni.
Il prolifico (a dir poco) regista giapponese si basa, e non è la prima volta, su un manga per realizzare una commedia con tanta azione davvero spassosa. Se in altre sue opere assimilabili a questa l’eccesso arrivava a produrre l’effetto contrario, ad annoiare, in questo caso il pericolo è scongiurato grazie anche a dialoghi più brillanti e gag irresistibili. Le scene d’azione, che con la sua abituale maestria il regista giapponese farebbe alla grande anche ad occhi chiusi, sono ben dosate, non prolungate allo sfinimento come in altre occasioni. Ci si diverte nel seguire le (dis)avventure del personaggio, soprattutto nella prima parte che risulta la migliore e mostra nei primi minuti un geniale utilizzo di tecniche d’animazione che richiamano al mondo manga per il modo in cui vengono raccontati i pensieri di Reiji. Funziona l’attore protagonista, il giovane Toma Ikuta, e tutto il cast si comporta bene. Con una menzione d’onore per Shinichi Tsutsumi che dà il volto a Papillon e si dimostra perfetto nelle 'yakuza-comedy' (un personaggio simile interpreta nell’ultimo film di Sion Sono presentato a Venezia, Why Don't You Play in Hell?).

Qualche taglio nella parte centrale avrebbe probabilmente giovato, ma il film funziona, diverte e si rivela nel complesso uno dei migliori tra i lavori recenti di Miike.

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