News, recensioni, approfondimenti sul cinema asiatico

Ti trovi qui:HomeCinema e dintorniAsiaUnforgiven - Recensione (Venezia 70 - Fuori concorso)

Unforgiven - Recensione (Venezia 70 - Fuori concorso)

Remake giapponese del capolavoro di Clint Eastwood, godibile per la buona confezione ma privo di una sua vera personalità

In conferenza stampa Ken Watanabe, che con lui ha anche lavorato, dice di non aver parlato con Clint Eastwood prima e durante la lavorazione del remake di Unforgiven (in Italia Gli spietati) firmato dal regista giapponese di origine coreane Lee Sang-il. Vien da pensare a Clint che pronuncia una delle sue famose battute, in un altro film, Un mondo perfetto: “Io non so niente. E non lo voglio sapere”.
In effetti il rifacimento giapponese, presentato Fuori Concorso alla Mostra di Venezia, risulta non troppo convincente perché privo di una sua vera anima, di una personalità decisa da giustificare il remake di quello che può essere considerato l’ultimo grande western, realizzato da Eastwood una ventina di anni fa. Cambio il contesto, ma la storia in sostanza rispecchia piuttosto fedelmente quella raccontata dal regista americano. La novità più interessante riguarda la presenza del tema razziale, dell'etnia Ainu a cui appartiene il giovane interpretato da Yura Yagira, ex enfant prodige del cinema, che nel 2004 – a 14 anni –  fu premiato come miglior attore a Cannes per la sua interpretazione in Nobody Knows.
La storia è ambientata nella regione dell’Hokkaido, nell’era Meiji, quando l’epoca dei samurai volge alla fine. Jubei (Watanabe) è un ex mercenario, con un passato leggendario come sicario, che si è rifugiato in un capanna in campagna insieme ai due figli avuti da una donna di etnia Ainu. Cerca di dimenticare il passato fatto di morte, ma riesce a malapena a sfamare i bambini. Così quando va a trovarlo il suo vecchio amico Kingo (Akira Emoto), in cerca di due uomini che hanno sfregiato una prostituta e sui quali pende una taglia, decide di seguirlo.
Oltre allo spunto il film ricostruisce in modo molto simile diverse sequenze dell’originale. Grazie a una buona confezione, all’interessante ambientazione nell’isola più settentrionale del Giappone, il film si presenta comunque dignitoso, godibile. Peccato per un finale poco riuscito, malamente impostato, nemmeno lontanamente paragonabile a quello della pellicola di Eastwood che proprio nella vendetta finale del protagonista trovava una conclusione perfetta.

Per il resto il film non annoia ed entrando in sala senza grosse pretese se ne esce dopo due ore tutto sommato soddisfatti.

Vai alla scheda del film

 

Lascia un commento

Assicurati di inserire (*) le informazioni necessarie ove indicato.
Codice HTML non è permesso.

Questo sito utilizza cookie per il suo funzionamento. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. Se vuoi avere maggiori informazioni, leggi la Cookies policy.