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The Land of Hope (Torino Film Festival 2012 - Rapporto confidenziale)

Immagine tratta da The Land of HopeArriva al 30esimo Torino Film Festival il nuovo film dell'apprezzato regista giapponese Sion Sono che, dopo Himizu, analizza nuovamente gli effetti del terremoto sulla popolazione giapponese, proponendo in questo film una soluzione al male, una speranza concreta

Nella fittizia prefettura di Nagashima-ken, in piena campagna, vive Yasuhiko Ono, anziano allevatore, con la moglie Chieko, il figlio Yoichi e la nuora Izumi. Loro vicini di casa sono i coniugi Suzuki, che vivono con il figlio Mitsuru e la sua fidanzata Yoko. Il loro villaggio è adiacente a Oba Town, detta anche 'la città della famosa centrale nucleare'. Improvvisamente la loro vita è sconvolta da un terremoto e da uno tsunami che devastano e distruggono tutto quanto tra cui la ben nota centrale nucleare. Viene isolata, così, una zona di possibile contagio radioattivo che termina esattamente dopo l'abitazione dei Suzuki. i quali sono costretti ad evacuarla al contrario degli Ono che inizialmente possono restare nella loro casa. Nonostante non ci sia rischio, l'anziano Yasuhiko convince il figlio e la nuora ad abbandonare la zona. Passano i mesi, la contaminazione radioattiva si espande. Tutta la zona intorno a Oba Town è evacuata tranne la casa degli Ono, che sviluppano una resistenza passiva contro leggi, ingiunzioni e funzionari statali che li vorrebbero lontani dalla loro terra e dal loro gregge. Mentre i genitori combattono per la loro causa, Yoichi e Izumi scoprono di aspettare un figlio. La donna, impaurita dalle notizie sempre più insistenti di contagio, decide di isolare dal mondo la propria casa e indossare una tuta anti-radioattiva. Dall'altro lato ci sono i Suzuki, che vivono accampati in una palestra, mentre il figlio a la fidanzata intraprendono un viaggio alla ricerca di un Giappone che non esiste più dopo il terremoto.
La città della speranza esiste o non esiste? In Giappone è possibile un luogo lontano da centrali nucleari, contaminazioni, poliziotti e gerarchi che costringono intere famiglie a vivere separate? È presente un luogo che sia lontano da tutto questo? Questa città esiste e nasce dalla volontà dell'uomo giapponese e si materializza nella sua decisione di combattere lo stato di cose, nella sua ostinazione e resistenza degli anziani. Yasuhiko Ono, Isao Natsuyagi, vuole rimanere nella terra in cui è cresciuto con la sua famiglia, mentre Mitsuru, Yutaka Shimuzu, e Yoko, Hikari Kajiwara, passo dopo passo, si mettono caparbiamente alla ricerca della vita in un Giappone distrutto superando controlli e posti di blocco.
La città della speranza, quindi, nasce dall'uomo e dal suo amore per il prossimo e per la sua terra, si nutre della cooperazione e della personale analisi di cosa sia sempre meglio per se stessi, indipendentemente da ciò che impone la legge. Questo è il messaggio di speranza, carico di emozioni e pathos, che Sion Sono vuole comunicare. Desidera mostrare come i giapponesi possono avere una propria coscienza critica, possono essere contrari all'energia nucleare, possono amare la terra e i suoi frutti, possono essere desiderosi di valori semplici e naturali. Su questi presupposti il regista crea un film con caratteristiche formali differenti dai precedenti lavori. Rinuncia a un impatto visivo allucinante e fuori dal comune, per privilegiare il dialogo, la parola urlata con fervore e rabbia dai protagonisti. Crea immagini ampie che possano esplorare la devastazione post-terremoto, accompagnate da musiche ingombranti ed emozionali. Certo The Land of Hope può apparire verboso e prolisso, ma mai retorico né stucchevole o patetico, proprio perché nasce dalla reale necessità di comunicare il problema del disagio e contemporaneamente fornirne la soluzione attraverso la speranza.

Il film di Sion Sono è reale, è presente, è attuale. E' la lucida analisi di un intellettuale che riflette e fornisce la chiave per porre fine alla disperazione e per cambiare le cose.

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