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I 10 migliori film non premiati agli Oscar

Quante volte ha sbagliato l'Academy nell'assegnare l'Oscar? Tante, troppe, soprattutto quando i suoi giurati hanno deciso il Miglior Film. Vi proponiamo le 10 vittorie più discutibili a fronte di 10 grandi film che non hanno ottenuto l'ambita statuetta

La frase anche i migliori sbagliano è un'assoluta verità. Ancora immersi nei festeggiamenti per il ritorno in Italia dell'Oscar al Miglior Film Straniero grazie a La grande bellezza di Paolo Sorrentino, la nostra volontà di investigare e comprendere i meccanismi del cinema, e di conseguenza anche dei premi, ci porta a chiederci il perché di alcune scelte dell'Academy. E' lecito domandarsi quale peccato mortale abbia commesso Leonardo DiCaprio per non riuscire ad arrivare all'ambita statuetta o quali siano i criteri di selezione delle cinquine finaliste agli Oscar che molte volte hanno escluso film italiani eccellenti quali Gomorra di Matteo Garrone o come mai il talento immortale di Marcello Mastroianni non sia mai stato consacrato con un Oscar nonostante tre nomination (Divorzio all'italiana, Una giornata particolare, Oci ciornie).
Anche i migliori sbagliano, quindi e l'Academy compie i suoi peccati più visibili nella selezione del vincitore del Miglior Film. Ciò che vi proponiamo quindi sono 10 pellicole che, seppur inserite in questa cinquina finalista, non hanno vinto e sono state beffate al momento della proclamazione.

Ultima riflessione. La nostra proposta muove da constatazioni estetiche, artistiche, di linguaggio, dal potere concettuale e visivo insito nelle pellicole non vincitrici, i cui fattori insieme rendono questi film immortali, anche senza bisogno di un Oscar.

 

10. 2003: Chicago vs Il Pianista

Cominciamo la nostra 'escalation' dal 2003. Chicago porta la firma di Rob Marshall e si presenta come una commedia musicale e danzata ambientata a Chicago, appunto, negli Anni Venti. Ha una colonna sonora strepitosa e il film è ricordato per le folli danze di Renée Zellweger, Catherine Zeta-Jones, a cui fu assegnata quell'anno la statuetta per la Migliore Attrice non protagonista, e Richard Gere, oiltre che per aver eseguito loro stessi ogni canzone e pezzo danzato. Un bel film, appassionante, quindi, una sorta di All That Jazz e Cabaret del 2000. Il Pianista, al contrario, è tutt'altro film. La pellicola di Roman Polanski affronta il tema della persecuzione raziale e dell'Olocausto in un costante gioco tra Storia e musica. Proprio quest'ultima riesce a condurre il personaggio di Wladyslaw, intepretato da Adrien Brody, omaggiato dell'Oscar come Migliore Attore, fuori dalla battaglia e a commuovere quell'ufficiale senza nome che lo sostiene nel campo di concetramento. Nella sua storia l'Academy è sempre stata molto attenta alle tematiche dell'Olocausto, ma nel 2003 preferì porgere il suo alloro al musical.

 

 

9. 1953: Il più grande spettacolo del mondo vs Mezzogiorno di fuoco

A contendersi la statuetta come Miglior Film quell'anno furono selezionati, tra gli altri, Il più grande spettacolo del mondo di Cecil B. DeMille e Mezzogiorno di fuoco diretto da Fred Zinnemann. Da una parte c'è un padre del cinema e dall'altra un capolavoro western. La vittoria fu assegnata a DeMille per un melodramma spettacolare sul mondo del circo in cui si intrecciano amore e competizione tra i protagonisti. Sicuramente Il più grande spettacolo del mondo è un film girato perfettamente, ma il nostro cuore e la nostra preferenza corrono a Mezzogiorno di Fuoco. La critica considera questo film un capolavoro senza precedenti in cui regna la suspence e l'attesa nel verificare se la ricerca del bene dello sceriffo Willy Kane, interpretato da Gary Cooper, insignito dell'Oscar come Miglior Attore nel 1953, riesca a compiersi nella battaglia contro il bandito Miller. Memorabili e rivoluzionari, per il perbenismo hollywoodiano di quegli anni, sono le scene in cui lo Sceriffo si vede negato l'aiuto di cui necessita, fino anche a sentirsi dire che alcuni suoi cittadini rimpiangono i sopprusi del bandito Miller al posto del suo regime di legalità. Mezzogiorno di Fuoco è stato, per quegli anni, la più alta rappresentazione cinematografica e narrattivamente più covincente tra il bene e il male, dell'uomo contro l'uomo. Indimenticabile, infine, la scena finale in cui Kane getta nella polvere la sua stella di sceriffo.

 

8. 2011: Il discorso del Re vs Inception

Il film diretto da Christopher Nolan ha diviso pubblico e critica. C'è chi l'ha considerato prolisso, retorico, con evidenti problemi di sceneggiatura soprattutto verso il finale. Al contrario c'è chi ha affermato che è stato rivoluzionario, innovativo e spettacolare per il modo in cui è riuscito a bilanciare la magnificenza delle immagini di Hollywood con una storia concettualemente valida che indaga la voglia dell'uomo di oltrepassare i suoi limiti. Bisogna considerare che, seppur con alcuni difettucci, Inception è quantomeno originale narrativamente. Non si può dire lo stesso per Il discorso del Re. Il film diretto da Tom Hopper ha un'estetica precisa, si svolge attraverso una narrazione in cui i buoni sentimenti si mischiano a un alto senso di riscatto e patriottismo, così da condurre al prevedibile trionfo finale del personaggio principale di Re Giorgio VI, interpretato da Colin Firth, che grazie alla sua performance ha vinto un Premio Oscar come Miglior Attore. Anche il finale di Inception può apparire scontato, perché è intuibile che la missione dei protagonisti si concluda ottimamente, ma almeno Nolan ha il merito di far vincere i cattivi, perché ciò che Cobb e i suoi collobaratori compiono è indirizzare negativamente la mente di un uomo. Troppo ardito un film come quello di Nolan per la voglia di linearità e precisione tanto amata dall'Academy?

 

7. 1997: Il paziente inglese vs Fargo

Fargo è il film diretto dai fratelli Coen che illustrò al mondo la loro poetica. Nella storia del finto rapimento di Marge (Frances McDormand, vincitrice del Premio Oscar come Miglior Attrice) da parte del marito Jerry (William H. Macy) e di tutte le complicazioni che ne seguono, si esprime quell'umorismo macrabo, quel tagliente giudizio dei registi sulla crudeltà dell'uomo che ha caratterizzato il loro cinema . Fargo è una storia lineare, familiare, classica quasi nella forma, ma è tensione, è violenza, è suspance percettibile da parte di chi osserva. Bene. Fargo alla cerimonia degli Oscar del 1997 fu inserito nella cinquina finalista per il Miglior Film, insieme a Jerry Maguire, Segreti e bugie, Shine e Il paziente inglese. Il vincitore della statuetta fu però quest'ultimo film, diretto da Anthony Minghella. Una bel drammone romantico ambientato durante la seconda guerra mondiale in cui il personaggio di Ralph Fiennes, sconfitto dalla guerra, ritrova la fiducia in sé stesso e nel mondo attraverso l'amore.

 

 

6. 1981: Gente comune vs Toro Scatenato

Gente comune diretto da Robert Redford si conclude con un abraccio tra padre e figlio, seduti in giardino, mentre il sole illumina la città, sinonimo della rinascita del rapporto tra i due. Questi sono i finali che piacciono all'Academy, non di certo l'autodistruzione di Jack La Motta, interpretato in maniera sublime da Robert De Niro, insignito per questo ruolo dell'Oscar come Migliore Attore. Nelle scene finali del film diretto da Martin Scorsese La Motta, annientato dal peso dei suoi errori, solo e con mille rimpianti, non vuole smettere di provare l'ebrezza del successo e ripete quel famossissimo discorso nel camerino prima di andare in scena. In merito a Toro Scatenato c'è poco altro da dire per dimostrare la sua immortalità. La scena in cui La Motta rompe la cintura dei pesi massimi per prenderne i diamanti al fine di ripagare i suoi debiti, è una delle migliori metafore visive della storia del cinema. In fondo, però, è meglio un dramma familiare che si risolve con il sole alto.

 

 

5. 1977: Rocky vs Taxi Driver

Nello stesso anno in cui Pasqualino Settebellezze di Lina Wertmuller concorreva per l'Oscar al Miglior Film straniero, poi assegnato a Bianco e nero a colori di Jean-Jacques Annaud, nella cinquina finalista per il Miglior Film furono inseriti Tutti gli uomini del presidente di Alan J. Pakula, Questa terra è la mia terra di Hal Ashby e Quinto Potere di Sidney Lumet. Nonostante l'ottima fattura di queste tre pellicole, la battaglia finale si consumò tra Taxi Driver di Martin Scorsese e Rocky diretto da John G. Avildsen sulla sceneggiatura di Sylvester Stallone. Si contrapponevano l'America disperata, senza morale, senza scopi, senza un futuro, distrutta dal conflitto in Vietnam narrata dalla pellicola con Robert De Niro e la speranza americana, il sogno del giovanotto gonfio e goffo, Rocky Balboa, di conquistare la cintura di peso massimo di boxe e lasciarsi alle spalle il lavoro umile e sottopagato. La contrapposizione, quindi, apparve netta. Scorsese si concetrò sul marcio della sua nazione, Avildsen invece proponeva l'America sognatrice che allevava (e alleva) i suoi cittadini a sogni e speranze. La vittoria, ovviamente, andò al piccolo uomo di Stallone e Scorsese rimase a mani vuote. Probabilmente l'Academy non fu conquistata dalla cruda realtà di Taxi Driver, dal racconto di quegli americani in grado solo di farsi del male vicedevolmente e dalla glaciale e incisiva regia di Scorsese che tiene, ancor'oggi, con il fiato mozzato lo spettatore per circa due ore.

 

4. 1995: Forrest Gump vs Pulp Fiction

Ci risiamo. Eroe buono contro ero cattivo. Forrest Gump, ragazzo con evidenti deficit psicofisici contro Julies Winnfield, Vincent Vega, Butch Coolidge, Marsellus Wallace e sua moglie Mia Wallace, ossia gli antieroi più affascinanti della storia. E' meglio premiare un ragazzo con sani principi morali, ottime abitudini, che con la sola forza della sue mani e dei suoi intenti riesce a ottenere ciò che vuole dalla vita e diventare, così, un eroe americano o, per una volta, portare sul carro dei vincitori gli sporchi criminali, senza scrupoli, indegni di esistere, rinnegatori di qualsiasi principio descritti da Quentin Tarantino? Penso che tutti noi siamo concordi nella risposta, ma l'Academy no. Nel 1995, infatti, assegnò la statuetta di Miglior Film a Forrest Gump diretto da Robert Zemeckis, mentre Tarantino si dovette accontentare di quella per la Migliore Sceneggiatura Originale o per meglio dire la migliore scrittura per il cinema mai redatta negli ultimi trent'anni.

 

 

3. 1980: Kramer contro Kramer vs Apocalypse Now

Decidere se il capolavoro di Francis Ford Coppola è Il Padrino parte II o Apocalypse Now è una battaglia ardua. Mentre il primo film si aggiudicò la statuetta di Best Movie nel 1975, come anche il primo capitolo della saga della famiglia Corleone nel 1973, la pellicola sul Vietnam non riuscì ad aggiudicarsi la vittoria, assegnata quell'anno al dramma familiare diretto da Robert Benton Kramer contro Kramer. Su Apocalypse Now si sono scritte pagine e pagine di approfondimenti critici. E' stato radiografato, sezionato, analizzato in tutti i suoi dettagli. La pellicola di Coppola, proprio come Taxi Driver, è studiata in ogni scuola di cinema del mondo, per la sua capacità di raccontare le pieghe intime dell'animo umano. Solamente la sequenza iniziale di Apocalypse Now, in cui Coppola dimostra tra elicotteri e i Doors la fine degli ideali, dei pensieri, della morale, dei sentimenti, del rispetto e di tutto quanto può concernere la vita dell'uomo, esprime un valore concettuale e di insegamento universale senza paragoni con altra opera artistica. Ciò non è bastato per omaggiare Apocalypse Now con l'Oscar, ma forse proprio questa mancanza ha reso il capolavoro di Coppola ancora più senza fine.

 

2. 1972: Il braccio violento della legge vs Arancia Meccanica

Non vorrei essere stato nei panni dei giurati che hanno assegnato la statuetta come Miglior Film alla 43esima edizione degli Oscar. La battaglia si consumò tra Il braccio violento della legge diretto da William Friedkin e Arancia Meccanica di Stanley Kubrick. Il film di Friedkin è un ottimo film e ha avuto il merito di raccontare il confronto tra bene e male, tra poliziotti e criminali in maniera non netta e contrapposta, ma sfumata, quasi contaminata, tanto da risultare nuovo e innovativo. Osservando Il braccio violento della legge non si sente il giudizio del regista, ma solo lo scorrere dei fatti, il dispiegarsi di psicologie e azioni, il tutto narrato in maniera quasi documentaristica. Inoltre il film diretto da Friedkin propone una scena di inseguimento tra auto entrata negli annali del cinema. Il braccio violento della legge è, quindi, meritevole di ogni alloro. Dall'altro lato, tra i non vincitori, c'è però un signor Film, tecnicamente e concettualmente perfetto come Arancia Meccanica. La pellicola diretta da Friedkin ha aperto una nuova scuola di cinema americano negli anni Settanta che univa il realismo allo spettacolo di Hollywood, ma Arancia Meccanica ha inquadrature fotograficamente perfette, uno studio maniacale dei simboli, un linguaggio espressivo rivoluzionario, ma soprattutto crea un atmosfera di terrore e ansia che se Taxi Driver mozza il fiato, questo rende cianotico lo spettatore. Infine, provate a ricordare quante scene, quanti dialoghi tra Alex e i Drughi vi sovvengono a confronto di quanti frame rammentate de Il braccio violento della legge. La risposta, poi, comunicatela all'Academy.

 

 

1. 1999: Shakespeare in Love vs La sottile linea rossa

Il caso più eclatante nella storia degli Academy Awards di mancata assegnazione dell'Oscar al Miglior Film si è consumato nel 1999. Roberto Benigni che cammina sulle poltrone e con il suo sorrisone conquista il mondo quando riceve la statuetta per il Miglior Film Straniero, La vita è bella, e come Miglior Attore Protagonista, animò quell'edizione. Allo stesso modo i 7 Oscar vinti da Shakesperare in Love diretto da John Madden, tra cui quello per il Miglior Film, riuscì a sconvolgere l'edizione del 1999. Se Il paziente inglese, Chicago, Il discorso del Re, citati poc'anzi, hanno vinto nonostante non siano film troppo originali e artisticamente innovativi, la pellicola di Madden rappresenta un mistero. C'è da dire che in quella edizione la cinquina era composta da Elizabeth di Shekhar Kapur, da La vita è bella, da Salvate il soldato Ryan di Steven Spielberg e da La sottile linea rossa di Terrence Malick. Tutti film indubbiamente più meritevoli della storia d'amore davvero poco innovativa, prevedibile e retorica tra Lady Viola, interpreta da Gwyneth Paltrow, vincitrice anche del Premio Oscar come Miglior Attrice, e Shakespeare, Ralph Fiennes. Come già ampiamente dimostrato in questa carrellata di confronti, all'Academy le storie d'amore, un finale lieto e tantissimi buoni sentimenti piacciono davvero tanto. Ciò che rende ancora più incredibile la vittoria del Miglior Film a Shakespeare in Love è che fu preferito alla pellicola di Malick. Al pari di Apocalypse Now, La sottile linea rossa affronta i tormenti dell'uomo nei confronti della follia della guerra e dei suoi doveri di soldato. Questo film è una riflessione di Malick su temi come il dolore, la natura, il male e il bene e quel senso metafisico della vita che aleggia nelle sue produzioni. Come sempre questo non è bastato a convincere l'Academy.

 

 




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