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Diario da Venezia 78: giorno 3

Il nostro diario (quasi) giornaliero dalla 78esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica che racconta la nostra vita quotidiana a sfioro del Lido, intrisa di film, opinioni, aneddoti, incontri, spunti e tantissime riflessioni, soprattutto di cinema

La piacevole routine della Mostra del Cinema 2021 comincia a mettersi in moto. Per routine cosa intendiamo? Intendiamo tutti quei movimenti, spostamenti, migrazioni, decisioni e pensieri che costituiscono una giornata tipo al Lido. Ad esempio: la mattina presto all’arrivo alla cittadella, è d’obbligo un caffè annesso di brioche nella zona ristorazione (nei prossimi giorni dobbiamo fare un approfondimento sulla situazione culinaria. Non abbiamo ancora mangiato al self service, né tanto meno ci siamo avvicinati alle famosissime pizze, 10 euro per una margherita di dimensioni molto piccole, ma ci siamo ripromessi di farlo) a cui fa seguito un altro caffettino a metà mattina; poi un’altra consuetudine è il giro in sala stampa la mattina presto a fare un po’ di rassegna stampa, come anche nel primo pomeriggio. Per l’edizione di Venezia 78 abbiamo inserito nelle nostre giornate dei nuovi 'rituali' che spodestano antichi modi di operare. Il pomeriggio non lo trascorriamo più in sala stampa, ma stiamo in sala o giriamo per il Lido in cerca di spunti e ponendoci delle riflessioni su quanto abbiamo visto; anche le conferenze stampa non le seguiamo tutte, solo quelle che strettamente ci interessano, anche perché è necessario prenotare il posto. Poi la sera comodamente seduti a casa, recuperiamo interviste e dichiarazioni sui canali ufficiali de La Biennale e di Rai Play. Cerchiamo di vivere più la Mostra anche fuori dalle sale, sempre, però, tenendone il polso, ossia guardando quello che passa sullo schermo. Di questo, in linea generale, si compone la nostra piacevole routine lidense e siamo contenti si sia messa in moto. 

In diretta dal Lido. Le strade del Lido si stanno popolando di pubblico e visitatori. Oltre i cari accreditati e i bagnanti della spiaggia che vengono a prendere la bici lasciate legate nel posa cicli di fronte al Palazzo del Cinema (fa sempre un po’ specie osservare vicino a una coppia vestita da sera, una mamma in abbigliamento da spiaggia che, con i figli piccoli, prende la bici per tornare a casa. Non che non si debba fare, ma il contrasto fa ridere e rimanda subito la mente a una scena de La grande bellezza), oggi più degli altri giorni abbiamo notato un discreto numero di impavidi ragazzi accalcarsi in quei pochi punti lungo le trasmesse che delimitano il red carpet in cui gli è concesso spiare i propri divi. Con lo sbarramento visivo posto attorno al tappeto rosso, i fan, altra vera colonna della Mostra, infatti, hanno poco spazio per attendere le loro attrici e i loro attori preferiti e strappare loro qualche foto o autografo. A riguardo di questo aspetto, vi relazionano di due episodi. Il primo è accaduto oggi usciti dalla sala al termine della visione di Spencer: abbiamo sentito diverse urla provenienti dalla zona di attracco dei taxi dietro al Casinò. Probabilmente erano in direzione di Kristen Stewart che si stava avviando verso la conferenza stampa alle 14. Il secondo durante il red carpet di Dune: Timothée Chalamet si è spostato dall’occhio dei fotografi, per andare a salutare tutti i ragazzi che urlavano il suo nome. Il loro sogno, però, è svanito abbastanza presto, perché gli addetti alla sicurezza hanno impedito all’attore americano di avvicinarsi a loro per le misure restrittive in atto. 
Per quanto riguarda il capitolo innovazioni tecnologiche e affini, vi segnaliamo che l’ambitissimo numero di Ciak e VeNews, il doppio daily della Mostra in cui sono raccolte interviste, editoriali, recensioni dei film della giornata in programma, da quest’anno è cartaceo ed anche spedito via mail, almeno agli accreditati stampa, ma penso un po’ a chiunque. Bisogna ammettere che questo piccolo giornale è molto utile perché riporta il calendario delle proiezioni, i suoi articoli aiutano a entrare nell’atmosfera dei film, le sue sezioni di colore incuriosiscono e soprattutto la sua lettura è parte della routine giornaliera. In modo particolare il momento ideale per leggerlo è nell’attesa della prima proiezione, quando, dopo aver preso posto, si sfogliano le sue pagine. L’edizione digitale del Ciak Daily non ha cambiato il rituale, ma solo il canale di lettura. Infatti, al posto di vedere i giornalisti intenti a sfogliarlo, li vediamo sempre più curvi sul loro smartphone o tablet a scambiarsi opinioni e riflessioni su quanto è scritto. Un’altra innovazione tecnologica con cui, però, si fatica a prendere confidenza è il biglietto elettronico. Torniamo nuovamente su questo capitolo, questa volta per segnalare un costume tipicamente italiano che si manifesta poco prima della proiezione, quando appunto si deve prendere posto. Infatti abbiamo potuto notare come alcuni giornalisti italiani hanno preso la cattivissima abitudine di urlare a gran voce la loro incertezza nel cercare di capire sul biglietto elettronico dove sia indicato il posto, aggiungendo: “Non avendolo prenotato io, non so che posto mi hanno assegnato”. Personalmente non sappiamo cosa questa frase voglia significare, o forse una teoria la abbiamo, ma al netto di ciò, perché semplicemente non andare dalle gentilissime maschere e chiedere aiuto in maniera composta come fanno in molti? In fondo anche questi aspetti fanno parte della routine della Mostra (però così non tanto piacevole).

Capitolo conferenze stampa. Per il presupposto sopra menzionato, abbiamo seguito solo quella di Spencer  alla presenza di Pablo Larraín (regista) e Kristen Stewart, attrice protagonista che veste i panni di Diana Spencer, accompagnati dalla stimatissima Giulia D’Agnolo Vallan. Il fulcro delle dichiarazioni del regista si è concentrato sulla volontà di girare un film chiaro che potesse essere compreso da tutti. Lady Diana, ha affermato il regista, è stata una donna di grande mistero e magnetismo, elementi fondamentali per fare un film e la Stewart è riuscita a trasmettere quel mistero. Questo è il chiaro messaggio del suo film e Larraín si è augurato che il pubblico possa comprendere e riflettere su questo mistero. Spencer, inoltre, è basato sulla ciclicità della storia per il parallelismo che il regista crea tra Lady D e Anna Bolena che si compie all’interno di un’istituzione secolare e statica come la famiglia Windsor. La Vallan, poi, ha posto un’interessante domanda al regista in merito all’impianto narrativo del film che parte come una favola, poi assume delle tinte horror e poi torna a essere una favola. Larraín ha risposto che il carattere fiabesco di Diana risiede nel suo essere stata scelta da un principe, per diventare regina. Ciò non accade e solo quando lei cresce capisce che la vita non è una favola, che il sogno non si può avverare, subentra il carattere orrorifico. Le domande, invece, alla Stewart si sono focalizzate sulla sua capacità, in quanto attrice, di provare empatia con il personaggio femmine della principessa del Galles e su come ha lavorato per creare questo personaggio, oltre che su cosa rappresenta per lei Lady D come figura femminile. A margine della conferenza stampa dobbiamo condividere un’osservazione. Perché i giornalisti italiani, soprattutto delle testate web, quando si trovano di fronte a una delegazione di lingua anglofona, pongono le domande in inglese? Cioè, ci spieghiamo meglio, i registi e gli attori hanno le cuffie per la traduzione simultanea, come tutti i partecipanti alla conferenza, e quindi perché questi giornalisti sentono il bisogno di saltare questo passaggio? Per dimostrare cosa? Oppure è solo per semplificare le cose? A noi le traduzioni simultanee non ci sembrano male, anzi le traduttrici compiono un lavoro encomiabile. Per intenderci, i giornalisti francesi pongono le domande in francese, come anche quelli di lingua spagnola, perché nelle cuffie è inserita la traduzioni da e in queste lingue. Mah! I dubbi della Mostra.

Finalmente in sala. Spencer dunque. Prima di ciò, vi raccontiamo un aneddoto che nello specifico riguarda chi scrive. Prima della proiezione sono stato vittima di un piccolo incidente, abbastanza significativo. Infatti dopo aver preso posto in Sala Grande, mi sono alzato per far passare una collega e nel risedermi, la tasca dei pantaloni si è impigliata nel bracciolo della sedia, strappandomi a lato i pantaloni. Lo strappo non era lungo, ma visibile. Mi sono sentito come il commissario Auricchio, interpretato da Lino Banfi, in Fracchia la belva umana, quando si strappa i pantaloni con il cordino che a questi, tiene attaccata la chiave, ancora nella toppa. Torniamo a Spencer. Il film di Pablo Larraín, sceneggiato da Steven Knight, non ha deluso le aspettative. Il regista cileno continua nel suo lavoro di indagine dell’universo femminile iniziato con Jackie, proseguito con Ema  e concluso sulla figura di Lady D. Come già visto nel film su Jacqueline Kennedy, il regista prende in considerazione un attimo della vita della principessa, un frammento, quello decisivo, in cui capisce e impone la sua determinazione sul suo presente e sul suo futuro. Il film, così, si propone come un lungo afflato, una conquista perenne dettata dalla consapevolezza di se stessa acquisita dalla principessa. Non ci sono momenti di stasi, le innovazioni e gli stratagemmi narrativi e visivi sono continui e si rimane incantati dalla messa in scena perfetta e ordinata di casa Windsor che si contrappone alla figura curva e scomposta della principessa. L’interpretazione di Kristen Stewart è convincente e determinante per la riuscita del film (Coppa Volpi in arrivo?) grazie anche a quel respiro affannoso che caratterizza il suo parlato. Questo è un elemento linguistico che conduce la narrazione come anche la musica, ansiogena e spettrale in alcuni momenti. Pablo Larraín è maturato e si afferma come un grande autore. 


Davide Parpinel

Del cinema in ogni sua forma d'espressione, in ogni riferimento, in ogni suo modo e tempo, in ogni relazione che intesse con le altri arti e con l'uomo. Di questo vi parlo, a questo voglio avvicinarci per comprendere appieno l'enorme e ancora attuale potere di fascinazione della settima arte.

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