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Far East Film Festival 2016: il diario del Day 8

Sammo Hung - FEFF 18 - Diario - Day 8Ultimi fuochi d’artificio a Udine, prima del gran finale con il superospite Sammo Hung: Xu Haofeng rivisita a modo suo le arti marziali con The Final Master, due commedie giovanili dal sapore agrodolce dal Giappone firmate Shuichi Okita e Nobuhiro Doi, due interessanti esordi alla regia (Cho Jae-hyun, l’ex Bad Guy di Kim Ki-duk, e Frankie Chen), una storia di un rapimento con Saving Mr. Wu di Ding Sheng che va oltre i confini del genere

L'arrivo di Sammo Hung è stato indubbiamente l'evento che ha caratterizzato questa ottava giornata del Far East Film Festival 18 e che vivrà la sua apoteosi nella serata finale di domani con la consegna del Premio alla carriera e nella proiezione del suo ultimo lavoro The Bodyguard.

La mattina si apre con il film taiwanese del regista esordiente Frankie Chen Our Times, una commedia giovanile venata di nostalgia che è un po' uno dei fili conduttori di questa rassegna asiatica. È il racconto di un gruppo di giovani all'ultimo anno del liceo che trova la sua conclusione ai giorni nostri: sogni e delusioni, amori e abbandoni, realtà e speranze si rincorrono in tutto il film con buon ritmo e un’atmosfera sempre improntata alla nostalgia dei tempi che segnarono la giovinezza di quelli che oggi appartengono alla classe dei trentenni. La regia di Chen è buona e gli attori ci mettono del loro in senso positivo: il solco della commedia taiwanese insomma è ancora prolifico.

Flying ColorsSegue Flying Colors del giapponese Nobuhiro Doi, anch'essa, manco a dirlo, una commedia incentrata su un’adolescente prossima a terminare il liceo che scopre sulla sua pelle l'importanza dello studio e della possibilità di accedere all'università. La trasformazione che subisce la ragazza e le dinamiche con cui avviene, dietro le quali si celano difficoltà famigliari e il disorientamento tipico dell'età, è il substrato su cui cresce il film che per certe aspetti è costruito anche bene. Quello che disorienta un po' è la messe di tematiche e di situazioni affrontate con eccessiva semplicità e leggerezza che danno al film una fastidiosa patina di racconto costruito con la macchinetta.

The Final Master (aka The Master: leggi la nostra recensione qui) del regista e romanziere cinese Xu Haofeng, noto anche per essere stato lo sceneggiatore di Wong Kar Wai per The Grandmaster, è il terzo capitolo di una rivisitazione molto personale del regista sulle arti marziali. Un seguace del Wing Chun decide di impiantare una scuola nel nord della Cina a Tianjin, la patria degli stili settentrionali del kung fu, scatenando l'avversione dei maestri titolari della altre scuole. Lo stile personalissimo e affascinante di Xu sembra volersi rivolgere soprattutto alla fase di decadenza delle arti marziali che si ebbe nei primi anni del ‘900, alla caduta dell'Impero. Il risultato è un film che magari farà storcere la bocca agli integralisti del kung fu ma che mostra una rilettura e una interpretazione personale sostenute da una costruzione elegante e raffinata.

Cho Jae-hyunL'opera prima A Break Alone è il lavoro del regista coreano Cho Jae-hyun, che molti ricorderanno come l'attore protagonista di Bad Guy di Kim Ki-duk, una delle pietre miliari del cinema del nuovo millennio. Il film racconta la storia di un uomo dall'apparenza consolidata (lavoro, famiglia, amici) che cade in un vortice di passione per la sua insegnante di yoga. Il pregio della pellicola sta nella sua costruzione ad incastri temporali e sul dato acquisito, in tutto il mondo a quanto pare, che gli uomini sono quelli che nelle situazioni di separazione soffrono di più. Ed infatti per il protagonista è una discesa lenta in un gorgo che annichilisce, costretto ad osservare il mondo intorno a lui che continua a muoversi ignaro del suo dramma. Il film è tutt'altro che perfetto, a volte sembra ricercare il groviglio narrativo in maniera ossessiva, però ha le sue qualità che emergono seppure con qualche stento.

Shuichi Okita presenta al FEFF il suo nuovo lavoro Mohicans Comes Home, una riuscita commedia agrodolce dal tipico stile proprio del regista: un giovane fallito nel suo tentativo di mettere in piedi una band punk torna nella sua isola natale vicino ad Hiroshima insieme alla ragazza incinta scatenando le ire del padre al quale però rimane poco da vivere visto che gli viene diagnosticato un tumore al polmone. Il protagonista decide di offrire il suo appoggio alla famiglia che passa anzitutto nella accettazione del suo fallimento personale. Il pregio del film sta nella capacità di Okita di saper trattare temi anche duri con la leggerezza della commedia dai toni strampalati e minimalisti, sempre pronta a regalare situazioni che strappano il sorriso amaro. Qualche inciampo soprattutto legato al ritmo sottraggono qualcosa al film che, comunque, risulta piacevole e intelligente nella sua stravaganza stilistica.

Saving Mr. WuConclude la serata Saving Mr. Wu di Ding Sheng, racconto ispirato al rapimento di un attore e cantante avvenuto 10 anni fa in Cina. Lungi dall'essere un film d'azione, la pellicola si lascia apprezzare soprattutto per le ambientazioni e per il serrato confronto tra i vari personaggi (carcerieri, ostaggi e poliziotti) e introduce anche la tematica del ruolo dell'attore nel momento in cui il rapito dichiara che "il cinema è finzione e quello che sta avvenendo invece è la cruda realtà". Se a questo aggiungiamo che tutto il racconto è scandito dal sovrapporsi di vari piani temporali, ecco che abbiamo un risultato apprezzabile che deraglia in maniera convincente dal film di genere.

Sammo Hung al FEFF 18Domani si chiude con la serata dedicata, come detto in apertura, a Sammo Hung e con i premi. È ora di iniziare a preparare le valigie e a pensare al ritorno alla vita normale: sì perché i dieci giorni del FEFF sono qualcosa che indubbiamente catapultano in una realtà appartenente quasi ad un’altra dimensione dalla quale è difficile e duro tornare indietro.




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Massimo Volpe

"Ma tu sei un critico cinematografico?" "No, io metto solo nero su bianco i miei sproloqui cinematografici, per non dimenticarli".

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