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Far East Film Festival 2016: il diario del Day 7

Ng Ka-leung - FEFF 18 - Diario Day 7Dalle tensioni sociali di Hong Kong in Ten Years all’action storico sulla resistenza coreana con Assassination di Choi Dong-hoon, nella settima giornata del FEFF Udine si conferma non solo un avamposto di un sano cinema popolare ma anche una vetrina per i film autoriali

Il film che apre la settima giornata del Far East Film Festival 18 è di quelli che non può propriamente definirsi consoni ai canoni popolari della rassegna udinese. Insignito del premio come miglior film dell'anno dalla critica di Hong Kong, Ten Years è infatti un lavoro indipendente a basso budget che ha riscosso anche un grande successo di pubblico nell'ex colonia britannica. Strutturato come raccolta di cortometraggi di giovani registi, il film è una fotografia sulla situazione attuale di Hong Kong: ognuno dei cinque lavori infatti prevede, con ambientazioni e toni diversi tra loro, una visione proiettata tra 10 anni della realtà della città. Chiaro che non si parla di fantascienza, bensì di una situazione di disagio attuale (economico, sociale, politico) che si affaccia sul futuro e che mostra la grave e profonda preoccupazione degli hongkonghesi riguardo soprattutto al loro rapporto col potere centrale di Pechino. Il film è sicuramente una sentita testimonianza da parte delle nuove generazioni, non tutti i segmenti hanno lo stesso spessore e, liberandolo dalla suggestione e dalla emotività che lo pervadono, non è neppure un lavoro memorabile, ma il cinema a volte sa andare oltre il puro esercizio artistico e sa diventare una forma di militanza culturale.

Interessante anche il documentario The Cambodian Project - Not Easy Rock'N'Roll di Marc Eberle che racconta la storia del gruppo formatosi dall'incontro tra una cantante cambogiana ed un musicista australiano, capace di ridare voce al fenomeno del rock che fece della Cambogia degli Anni ’60-70 un Paese dalla grande vitalità musicale. Attraverso il presente si omaggia un passato che la furia dei Khmer Rossi ha spazzato via e che da qualche anno cerca di riemergere attraverso un appassionato e attento lavoro di recupero.

Three Stories of LoveL'atteso Three Stories of Love del giapponese Ryosuke Hashiguchi ripaga almeno in parte le aspettative a patto che si sia disposti ad accettare un lavoro dai ritmi lenti, spesso estenuanti e frequentemente percorso da soliloqui lunghissimi che tratta di tre diversi aspetti del rapporto amoroso: l'uomo distrutto dalla morte della giovane moglie, il gay che non riesce ad essere compreso e ricambiato e una coppia strampalata nella quale regna il grigiore e il disinteresse reciproco. Le tematiche sono ben svolte ed il film è ben costruito nella sua ambientazione alienata, ma l'eccesso di verbosità, certi snodi strutturali narrativi carenti e la lunghezza (130 minuti) ne minano la riuscita ottimale.

Young Love Lost è il lavoro d'esordio del regista cinese Xiang Guoqiang e sebbene possa sembrare un racconto nostalgico di un amore giovanile, è in effetti un riuscito lavoro di ambientazione e di rivisitazione storica degli Anni ’90 in una città del nord della Cina nella quale dominano le immense industrie chimiche, ultimi baluardi di una industrializzazione forzata dell'epoca maoista prossime ormai in quegli anni alla dismissione. La nostalgia emerge, ma è rivolta più ad una epoca che si presentava ricca di aspettative e che invece generò probabilmente più delusioni che successi: la forza del ricordo cui si appella il protagonista sul finire del film è anche quella di una società cinese per la quali i venti anni passati sembrano in effetti cento.

Chapman ToAnche quest'anno Herman Yau non ha fatto mancare il suo contributo al FEFF con The Mobfathers, film ispirato in toto al gangster movie classico di Hong Kong dominato dalle lotte tra malavitosi delle triadi nel quale si racconta la guerra senza confine tra i vari gruppi di una famiglia impegnati nella scalata ai vertici della gang. Nonostante l'inizio del film faccia assaporare un'atmosfera meno convenzionale con una certa carica di ironia con toni da commedia, il prosieguo del racconto si rivolge invece ai canoni classici che in qualche modo vuole omaggiare, alla luce di un cambiamento della città che si ripercuote anche sulle bande malavitose, nelle quali vediamo addirittura comparire boss gay. Queste due anime del film però cozzano tra loro in maniera stridente per cui la pellicola trova difficoltà ad acquisire una sua identità nonostante la presenza di un padrino col cancro alla prostata e col catetere e il tramonto di un’epoca d'oro.

La giornata termina col coreano Assassination di Choi Dong-hoon, uno tra i lavori più riusciti visti quest'anno al FEFF di cui rispetta in pieno tutti i canoni: cinema popolare di qualità e tanta azione in un racconto ambientato negli Anni ’30 nel quale tre killer vengono assoldati dalla resistenza coreana contro l'invasore giapponese per portare a termine un’azione spettacolare tra patrioti, traditori, invasori, spie e cacciatori di taglie. Al film non manca nulla, né dal punto di vista narrativo, grazie ad un buon ritmo e a una suspense ben sostenuta, né da quello tecnico grazie alla consolidata capacita coreana. Un lavoro insomma che merita di essere visto anche quando la stanchezza della giornata inizia a farsi sentire.

Domani arriva ad Udine il grande Sammo Hung e il folto pubblico presente da ormai una settimana avrà modo di alimentare la sua passione grazie alla presenza di uno dei più grandi personaggi del cinema di arti marziali.




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Massimo Volpe

"Ma tu sei un critico cinematografico?" "No, io metto solo nero su bianco i miei sproloqui cinematografici, per non dimenticarli".

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