Neppure le celebrazioni per la festa della Liberazione distolgono gli appassionati e gli udinesi dalla quarta giornata del Far East Film Festival: gran pienone anche oggi per un programma che spazia a 360 gradi abbracciando cinematografie e generi diversi.
C'era molta curiosità per il lavoro malesiano Ola Bola di Chiu Keng Guan, una pellicola fresca e dai toni innocenti ben poco contaminati, come spesso capita di vedere nelle cinematografie meno note del sud est asiatico. Ola Bola è il racconto di una pagina storica per il calcio malesiano: la qualificazione alle olimpiadi del 1980 cui però non partecipò per il ben noto boicottaggio ai danni di Mosca in seguito all'invasione dell'Afghanistan. Un po' cronaca, un po' racconto storico sociale, il film scorre piacevolmente nel presentare le gesta di un manipolo di calciatori dilettanti che si trovano a rappresentare l'orgoglio nazionale. Poco importa che risuoni l'eco di film tipo Ogni maledetta domenica, qui tutto ha colore e il calore di un film sincero e innocente.

È la volta poi di Lost in Hong Kong di Xu Zheng che tenta di bissare il clamoroso successo di Lost in Thailand di qualche anno fa: nel paragone col precedente ci rimette le penne perché l'altro aveva ben diverso brio e originalità, però l'aspetto citazionista, un vero e proprio omaggio al cinema di Hong Kong da parte di un mainlander come Xu, è elemento che regala al film un’aura nostalgica, in linea d'altronde con la storia raccontata: sono decine i riferimenti musicali e cinematografici presenti con persino una divertente comparsata di Wong Jing.

Fourth Place del coreano Jung Ji-woo è lavoro che aspira ad un ruolo di denuncia e al contempo pedagogico: narra la storia di un ragazzino dal grande talento natatorio che però non riesce mai ad andare oltre il quarto posto nelle gare. La rinomata competitività della società coreana viene messa sul banco degli imputati dal regista e il film in tal senso risulta valido e privo di retorica soprattutto perché, estrapolando le tematiche, è tutto il sistema educativo coreano ad essere tenacemente criticato.

Il giapponese Keisuke Yoshida presenta in prima mondiale qui ad Udine Hime-Anole, sotto certi aspetti uno tra i lavori più interessanti visti finora: si parte come una commedia di disadattati dai toni stralunati, ma quando ben oltre la metà del film partono i titoli di testa si capisce subito che il vero film sta per cominciare: il precedente segmento è il prologo ad una seconda parte violenta nella quale i rancori di una vita trovano la valvola di scarico e sebbene colorato da tocchi di ironia il film scade nel dramma a tinte forti. La scelta strutturale narrativa, tutto sommato originale, offre alla pellicola un valido sostegno per una storia fatta di solitudine, di incomunicabilità e di rancori repressi, nella quale la linea che divide i buoni dai cattivi non è così ben netta.

Domani è la giornata, tanto attesa dagli appassionati, di Ip Man 3. Appuntamento quindi per la quinta puntata di questo diario udinese.

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