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London Film Festival 2015: vincitori e conclusioni

Un bilancio della 59esima edizione della rassegna londinese, che ha visto trionfare Chevalier di Athina Rachel Tsangari tra film per il grande pubblico e piccole perle per i palati più esigenti: una kermesse che ha accontentato tutti

La 59esima edizione del BFI London Film Festival si è conclusa con il gala della premiazione sabato notte e con l’anteprima europea domenica sera del film Steve Jobs del regista Danny Boyle, con Michael Fassbender e Kate Winslet.
Clare Stewart, direttrice del festival, si è dichiarata soddisfatta e orgogliosa dei risultati e delle presenze, ma anche di essere riuscita con successo ad interpretare e sviluppare il tema di quest’anno, ovvero le donne nell’industria cinematografica e la questione della parità di genere. C’è persino stato un colpo di scena prima del film Suffragette che apriva il festival, quando un gruppo di manifestanti contro la violenza domestica sulle donne si sono sdraiate sul red carpet. Le attrici con grande coerenza con il film hanno dato man forte alle manifestanti complimentandosi e incoraggiandole. Solidarietà o marketing? Io penso la prima con un tempismo grandioso del secondo.
I vincitori sono stati annunciati in una cerimonia alla Banqueting House di Whitehall, presentata da Jarvis Cocker, leader dei Pulp. In questa edizione del festival, denominata “delle donne forti”, 3 dei 4 film vincitori sono diretti da donne. Vediamo il palmares:
 
Chevalier di Athina Rachel Tsangari
vince il Premio come Miglior Film.
Il presidente della giuria e vincitore dell’edizione 2013, Pawel Pawlikowski lo ha definito: “Uno studio dell’antagonismo maschile attraverso gli occhi di una coraggiosa e originale regista”
 
The Witch di Robert Eggers
vince il Premio Sutherland come Miglior Opera Prima.
“Un film horror che sembra re-inventare il genere in ogni inquadratura (…) che evoca terrore ed empatia al tempo stesso”
 
Sherpa di Jennifer Peedom
vince il Premio Grierson come Miglior Documentario.
“Un plauso a questo toccante film per aver dato voce ad una comunità (gli Sherpa e le loro famiglie) che non ne ha mai avuta, con la speranza che raggiunga la vasta audience che merita”
 
An Old Dog’s Diary di Shai Heredia e Shumona Goel
vince il premio come Miglior Cortometraggio.
E' un ritratto dell’artista indiano Francis Newton Souza poetico e pieno di cuore (…) che ci racconta la bellezza dello spirito umano
 
Inoltre il British Film Institute (BFI) per mano dell’attore Ian McKellen ha investito Cate Blanchett della carica di Membro Onorario.

Come sempre è stato, il LFF è un festival apprezzato principalmente dal grande pubblico dell’industria dell’entertaining e piuttosto ben organizzato nonostante sia leggermente dispersivo vista la dislocazione in parecchie sale, anche molto distanti tra loro, ma con 240 film da sistemare è comprensibile! Una piccola critica va al prezzo dei biglietti, tra le 16 e le 20 sterline, che è più alto dei normali biglietti del cinema (che sono già piuttosto alti a Londra), rendendolo 'faticoso' per molti e comunque forzando una severa cernita e selezione.
Londra è una calamita per le celebrità e anche questo festival ne ha viste passare parecchie sul tappeto rosso per la gioia dei fan che hanno potuto soddisfare la loro fame di trofei fotografici con Michael Fassbender, Helen Mirren, Colin Farrell, Meryl Streep, Johnny Depp, Cate Blanchett, Michael Caine, Harvey Keitel, Rachel Weisz, per nominarne solo una piccola parte.
Ma è questa l’essenza di Londra e del suo festival: celebrità, glamour, grandi multi-sale. Non potrebbe essere diversamente in una città molto orgogliosa della sua pop culture e che ha una popolazione, e quindi un pubblico, sempre più ricco e interessato a tutto ciò che sbrilluccica.
Questo grande movimento di persone e denaro può essere facilmente snobbato dai più esigenti in termini di qualità culturale, ma bisogna riconoscere che nel calderone vi si possono trovare delle perle che non arrivano così frequentemente in altre spiagge meno battute. Per me è stato impagabile vedere Jia Zhang-keWalter Salles In Conversation, insieme sul palco a chiacchierare dei loro film, entrambi in programmazione, per altri è stato impagabile avere un selfie con Michael Fassbender. E siamo tutti contenti, questo è lo spirito del London Film Festival.




Adriana Rosati

Segnata a vita da cinemini di parrocchia e dosi massicce di popcorn, oggi come da bambina, quando si spengono le luci in sala mi preparo a viaggiare.

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