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Conclusioni Venezia 72 - Parte II: cronaca di un palmares annunciato

Tra realtà e fantasia i possibili retroscena di un palmares che ha chiuso nel peggiore dei modi la 72esima Mostra del Cinema di Venezia, un'edizione che avrebbe meritato ben altri vincitori 

Il salone della Suite d'angolo all'ultimo piano dell'Hotel Excelsior è inondato dal sole che scalda questo ultimo sabato della Mostra, i giurati, alla spicciolata arrivano e si siedono intorno al tavolo fatto approntare dal padrone di casa. Quando tutti e otto si sono accomodati, Alfonso Cuaron in qualità di Presidente dà il benvenuto con poche parole: "Colleghi e amici, scusate se vi ho fatto venire fin qua per prendere le nostre decisioni, ma debbo avere mangiato troppe cozze e troppo budino veneziano ieri sera, mi sento imbarazzato, ho l'intestino in subbuglio, quindi faccio affidamento sul vostro buon senso per risolvere la questione in poco tempo".
Elizabeth Banks seduta alla sua destra lo consola: "Povero Alfy, hai mangiato troppo, non ti preoccupare faremo presto" passandogli amichevolmente la mano sulle spalle.
"Direi di iniziare e lascerei la parola al Maestro Hou Hsiao-hsien, il decano della giuria, prego Maestro, ci dica che ne pensa lei". Il vecchio saggio taiwanese seduto all'altro capo del tavolo si toglie l'inseparabile cappellino e sentenzia: "Non possiamo non premiare il film di Sokurov e quello di Zhao Liang, due lavori originali, sperimentali. Il riconoscimento dato ad uno di questi due darebbe lustro alla Mostra", mentre parla scruta il Presidente e gli altri membri. "Sono d'accordo" dice quasi infervorato Nuri Bilge Ceylan, "anche io”, ribatte Lynne Ramsay.
"Aspettate colleghi" interviene Cuaron. "Alberto si è raccomandato di non dare il Leone d'oro a Sokurov un'altra volta, l'ha vinto pochi anni fa". Appena detto questo Hou Hsiao-hsien con voce flebile ma fermissima: "E allora che l'abbiamo visto a fare se non possiamo premiarlo? Lo avessi saputo sarei rimasto in spiaggia a gustarmi un po' di sole che fa bene alle mie articolazioni malandate e avrei passato un po' di tempo al telefono con la mia musa Shu Qi. A vedere il film avrei fatto sempre in tempo… E sentiamo allora, chi dovremmo premiare secondo il Presidente?" rivolgendo uno sguardo raggelante a Cuaron.
"Signori, Alberto è stato chiaro, questa Mostra è stata costruita all'insegna del cinema sudamericano, quindi direi che tra El Clan e Desde allà dovremmo trovare il Leone d'Oro, sono bei film e facciamo contento il Direttore" ribatte il Presidente. "E no, così non va bene" si inalbera Nuri Bilge Ceylan seguito a ruota da Pawel Pawlikowski "se non è Sokurov almeno premiamo Behemoth!".
"Dai ragazzi" interviene Diane Kruger subito spalleggiata da Elisabeth Banks. "Alfonso ha ragione, poi basta con tutti questi film cinesi, giapponesi e coreani che non si capisce niente e sono tutti uguali". In un angolo solo Munzi e Carrere evitano di appulcrare verbo, guardando attoniti la discussione.
"Facciamo così cari colleghi, diamo il Leone d'Oro a Vigas, oltretutto tratta uno di quei temi sempre vincenti. Il Leone d'Argento per la Regia a Trapero, poi diamo pure un premio al turco Emin Alper così almeno non si dice che solo tu Ceylan come metti il muso fuori dal tuo paese vinci un premio. Gli americani li facciamo felici con i pupazzi di Anomalisa", Carrere fino ad allora in silenzio suggerisce: "Beh però la Coppa Volpi la diamo a Luchini, cavolo, mica possiamo rimanere a mani vuote dopo il trionfo sulla Croisette" guardando dritto negli occhi il Presidente che risponde "OK, affare fatto". Nuri Bilge Ceylan mastica amaro ma non obietta nulla, Diane Kruger ed Elisabeth Banks sorridono giulive assecondando i voleri di Cuaron, Hou Hsiao-hsien insorge: "Ma quel premio per la regia a El Clan! Il film mica è male ma tutto ha tranne che una regia degna di essere premiata, perché non Behemoth allora?"
"Perché è film ostico, poi un documentario ha vinto già due anni fa, capisco la solidarietà cinese ma… Maestro mi pare un po' troppo". "Senti Harry Potter, io sono taiwanese, quindi di quale solidarietà parli? E che significa che un documentario ha già vinto due anni fa, è una regola del concorso forse?" risponde risentito Hou Hsiao-hsien. "Maestro, non se la prenda, ma Alberto è stato chiaro" dice Cuaron. "Maestro, Maestro, piantala di trattarmi come un rincoglionito e poi basta con questo Alberto, mica siamo i suoi burattini!" quasi urla il regista taiwanese infuriato, concludendo "fate come vi pare, sappiate che non sono d'accordo su nulla" e così dicendo si infila rabbiosamente il cappellino.
"Io sono d'accordo col Maestro Hou" dice ieraticamente Pawlikowski, "anche io" timidamente fa eco Lynne Ramsay.
"Qualcun altro non è d'accordo?". Silenzio assoluto alla domanda di Cuaron.
"Bene finiamo in fretta che debbo andare da quelli della L’Oreal" dice Diane Kruger, "sì vero, anche io debbo parlare col produttore per il mio film su Moby Dick" ribatte la Ramsay, "io invece debbo parlare col regista per Hunger Game 18" fa eco Elisabeth Banks.
"Ma il premio per l'attrice?" domanda timidamente Munzi.
"Ah già, beh un regalino all'Italia che ci ha ospitato non possiamo non farlo, dai a Valeria Golino la Coppa Volpi e chiudiamo il cerchio" sentenzia Cuaron.
"Ma non l'ha già vinta 30 anni fa?" insinua sarcastico Pawlikowski "oppure per questo non abbiamo avuto indicazioni?".
"Dai Pawel, non fare così, proprio tu che hai appena vinto un Oscar…" sibila il Presidente.
"Giuria di incompetenti" sussurra Hou Hsiao Hsien mentre si alza per andarsene.
"Bene abbiamo finito, grazie a tutti per la collaborazione" esclama Cuaron contento, poi alza il telefono: "Cameriere ci porti dello Champagne!".
"Ma come, non avevi l'intestino in subbuglio…?" biascica Nuri Bilge Ceylan sottovoce.

Fantasia? Certo, ma c'è da giurare che la realtà non sia tanto lontana. La Giuria ha mostrato una incompetenza colossale o peggio ha accondisceso il sogno barberiano all’insegna del Sud America che sin dalla Conferenza Stampa di presentazione veniva coltivato.
Sta di fatto che la Mostra ha perso una grandissima occasione: quella di premiare due lavori che entrambi, a modo loro, travalicano gli schemi consueti del linguaggio cinematografico per approdare a una forma espressiva nuova la cui importanza capiremo nei prossimi anni.
La maledizione del pagellino colpisce ancora: da tempo immemore il film che nei giudizi della critica, nostrana ed estera, risulta quello con i giudizi migliori se ne va con la gerla vuota, lasciando però, almeno in questo caso, un profondo rimpianto e una grande delusione: la Giuria e il suo Presidente potevano lasciare un segno indelebile nella storia della rassegna ed invece si sono adagiati su comodi compromessi e su scelte incomprensibili.
Quella che all'inizio sembrava una stimolante scommessa e che sarebbe potuta nei fatti essere pienamente vinta, si trasforma in una stantia scena vista troppe volte: se nella selezione Barbera aveva visto giusto, nel palmares la Giuria commette un errore imperdonabile, quello di non aver voluto riconosce il valore artistico ed innovativo, degno di una grande Mostra, contenuto nei film di Sokurov e Zhao.
L'appuntamento è per il prossimo anno con la speranza che la scommessa, se mai ci sarà, possa essere vinta in pieno.


Massimo Volpe

"Ma tu sei un critico cinematografico?" "No, io metto solo nero su bianco i miei sproloqui cinematografici, per non dimenticarli".

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