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Ti trovi qui:HomeFestival ed eventiExtra festivalFar East Film Festival 2015: il diario del Day 9

Far East Film Festival 2015: il diario del Day 9

Ultime emozioni sugli schermi di Udine prima del gran finale con Tsui Hark: presentati I Am Here di Fan Lixin, il dittico Parasyte di Takashi Yamazaki, 20, Once Again! di Leste Chen e Port of Call di Philip Young

Saltando a piè pari l'ennesima commedia demenziale giapponese e il drammone lacrimoso coreano messi in bella mostra nella mattinata del festival, ne approfittiamo per gironzolare nel Teatro, sede della rassegna, e ci imbattiamo in un FEFF talks con la cambogiana Sotho Kulikar. Durante l’incontro la regista racconta la genesi del suo lavoro presentato ieri che tanto interesse ha suscitato, e scopriamo che la Cambogia negli ultimi anni si è attestata su un numero di produzioni cinematografica vicine a sessanta, a dimostrazione che, dopo l'azzeramento del cinema decretato dai Khmer Rossi, dalle ceneri sta rinascendo un movimento interessante e prolifico.
Il pomeriggio si apre con il documentario dell'apprezzato regista cinese Fan Lixin I Am Here, cronaca del backstage di uno dei più importanti Talent Show della tv cinese; una versione dei vari Amici e X Factor con l'aggravante che il regista ci mette dentro, nel mare magnum di ovvietà e di situazioni sempre uguali, pure la poesia che è un po' come parlare del diavolo in chiesa. Lavoro assolutamente deludente del regista del celebrato Last Train Home.

È la volta poi di Takashi Yamazaki, presente in sala, con le due parti di Parasyte, la seconda quasi in contemporanea con l'uscita in Giappone. Ispirato ad un manga di successo, Parasyte: Part 1 racconta dell'invasione da parte di alieni che prendono il possesso del corpo e della mente degli umani per uno scopo che il film si guarda bene dallo spiegare, perdendosi invece in dissertazioni sulla malvagità umana e sui problemi ambientali e di sovrappopolamento del pianeta. Poco da salvare, a parte l'essere simbiontico che si forma da una penetrazione incompleta di un alieno in un umano: un moncherino cui attaccata non c'è la mano ma un simpatico monocolo dai poteri prodigiosi. Chiacchiere a non finire insomma ed effetti speciali: troppo poco per farne un lavoro che il FEFF possa annoverare tra quelli indimenticabili e imperituri.
Il remake del coreano Miss Granny, 20, Once Again! di Leste Chen, è una commedia con al centro il tema degli anziani e della famiglia, tutta imperniata intorno ad una simpatica e petulante vecchietta cinese che, per una sorta di magia, ringiovanisce di 40 anni. In questa seconda vita la protagonista vorrebbe mettere in atto quello che la prima non gli ha donato, capendo però che alla fine la vita vissuta così male non è stata. Lavoro leggero che vive solo a tratti su fitti dialoghi e situazioni autenticamente cinesi, ma che alla fine lascia poco da ricordare.

Fine serata con Port of Call, l'opera prima del regista di Hong Kong Philip Yung che, ispirandosi ad una storia vera, mette in piedi un noir molto sui generis in cui più che la storia ed i personaggi a dominare è l'atmosfera, anche grazie alla fotografia di Christopher Doyle che dà un ritratto di una Hong Kong dei diseredati, sporca e cattiva in cui regna la solitudine. Tinte forti e morbose per un lavoro che in buona parte rimane inespresso, altalenante e a volte logorroico a dispetto delle scelte narrative minimaliste.
Domani gran finale monopolizzato dall'ultimo lavoro del grande Tsui Hark, The Taking of Mountain.

Vai allo Speciale FEFF 17: tutti gli aggiornamenti da Udine.




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Massimo Volpe

"Ma tu sei un critico cinematografico?" "No, io metto solo nero su bianco i miei sproloqui cinematografici, per non dimenticarli".

1 commento

  • MangaLover
    MangaLover Sabato, 02 Maggio 2015 10:37 Link al commento Rapporto

    Ma Shota Sometani con quell'occhio nel palmo della mano?! Voglio proprio vedere Parasyte! :)

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