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Far East Film Festival 2015: il diario del Day 5

Guardie imperiali, giocatori d’azzardo, giovani innamorati, ragazze alla ricerca di se stesse, attrici a luci rosse: prosegue la scorpacciata di film alla rassegna di Udine con i nuovi lavori di Lu Yang, Herman Yau, Kang Hyung-Chul, Frant Gwo, Kei Morikawa

Mattinata dedicata al cinema cinese al Far East Film Festival 17: Brotherhood of Blades di Lu Yang, storia di guardie imperiali vittime di un intrigo di corte in cui non c'è spazio per la lealtà se non per quella che lega i tre protagonisti nella difesa strenua delle loro vite. Film poco politico percorso soprattutto da sentimenti umani, costruito con grande bravura specialmente nelle scene di combattimento che si intersecano con gli intrighi e i complotti.
Segue My Old Classmate di Frant Gwo, che porta sullo schermo un amore nato ai tempi dei banchi di scuola e proiettato fino ai giorni nostri attraverso lunghi flashback ed un finale che richiama grandi momenti già visti. Sullo sfondo il ritratto di una generazione, la prima forse, che ha vissuto per intero la nuova Cina, scoprendo che alla fine l'America non è più il Paese dei sogni da realizzare.
Tazza: The Hidden Card del coreano Kang Hyung-Chul è un pletorico racconto di giocatori d'azzardo incalliti, in cui tra una scazzottata e l'altra si mette in scena un interminabile tutti-contro-tutti all'insegna del ‘occhio per occhio’. Lavoro inutilmente prolisso, altalenante, che accanto a momenti buoni, soprattutto quando si affaccia il tono da commedia, alterna grosse incertezze. Al solito fosse durato un po' meno ne avrebbe guadagnato il film e anche noi.
Sara di Herman Yau, regista tra i più autenticamente e tenacemente hongkonghesi rimasti sulla scena, racconta la storia della protagonista dall'adolescenza alla maturità attraverso spezzoni di vita drammatica, di violenza, di insoddisfazioni personali e segnata da un amore impossibile e dalla riscoperta di se stessa attraverso gli occhi di una giovane prostituta thailandese. Una Hong Kong diversa, sempre più stretta dai problemi economici e sociali, specchio di un momento storico difficile, è lo scenario che sta sullo sfondo della storia. Anche per Sara però il piccolo difetto di cinque minuti di troppo, forse necessari a chiudere il cerchio ma che tolgono invece di aggiungere.
La tarda serata si chiude con due lavori tipici da film di mezzanotte: il giapponese Make Room di Kei Morikawa, autentica piece teatrale ambientata in una stanza che funge da sala trucco di un set cinematografico porno. Divertito e tutto sommato delicato ritratto che omaggia una industria, quella del porno semi-artigianale appunto, che in Giappone ha grande spazio attraverso il racconto di attrici, truccatrice, regista e aiutanti vari che entrano ed escono dalla scena quasi come fosse un teatro.
Si conclude con un altro lavoro proveniente dalla selezione del Festival di Sitges, The Duke of Burgundy di Peter Strickland, raffinata storia di un legame lesbico improntato sul gioco padrona-serva con tocchi sadomasochistici. Strickland filma un racconto erotico soft che accanto alla labilità dei ruoli offre un piccolo trattato sul comportamento sociale delle farfalle di cui le protagoniste sono esperte. Film di grande atmosfera in cui non è chiarissimo come i due temi (l'amore e le farfalle) possano imbricarsi con una regia di grande personalità.
Si va a dormire che sono quasi le 3, a conferma che per vivere il FEFF in ogni suo respiro bisogna avere passione e fisico.

Vai allo Speciale FEFF 17: tutti gli aggiornamenti da Udine.




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Massimo Volpe

"Ma tu sei un critico cinematografico?" "No, io metto solo nero su bianco i miei sproloqui cinematografici, per non dimenticarli".

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