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Black Mirror: narrazione e filosofia

Realtà o finzione? Possibile o impossibile? Se quanto visto sullo schermo non servisse solo a mostrare, ma a insegnare qualcosa a chi sta guardando? Queste domande percorrono la visione di Black Mirror e un libro fornisce le risposte

In una visione estremamente generale Black Mirror spiega in che modo il lato oscuro della tecnologia interagisce con l'uomo, prefigurando angoscianti proiezioni di vita e di pensiero, soprattutto in merito al futuro della società contemporanea. Eppure c'è qualcosa in più nella serie antologica creata da Charlie Brooker che per 5 stagioni e 22 episodi ha sconquassato l'animo degli spettatori, lasciando in loro al termine di ogni episodio l'interrogativo se quanto appena visto fosse davvero possibile. C'è un pensiero più profondo e analitico che scava oltre le immagini e Fausto Lammoglia e Selena Pastorino l'hanno dimostrato nel loro libro Black Mirror - Narrazioni filosofiche, edito da Mimesis nel 2019 (Il caffè dei filofosi, n° 119, 18€, 220 pagine).

Per una nuova filosofia. Il libro si compone di un'introduzione, quattro capitoli a cui segue un approfondimento, due brevi saggi a conclusione delle argomentazioni, e le appendici (ringraziamenti, lista degli episodi, selezione bibliografica e videografia essenziale). Il titolo del libro pare esplicare già bene il punto di analisi degli autori nei confronti della serie di Brooker, ma è l'introduzione che spiega correttamente il punto di analisi. Lammoglia e Pastorino, infatti, qui dopo una breve introduzione sul ruolo del filosofo, passano a illustrare le caratteristiche della serialità, per poi specificarsi sulle peculiarità di Black MirrorLa più rilevante, stando agli autori, è che la serie si fonda su una profonda partecipazione tra lo spettatore e il narrato il quale lo coinvolge nei suoi sviluppi, movimenti, intrecci, rendendo così sottilissimo il confine tra reale e finzione. Si crea, pertanto, una nuova pratica dialogica, sostenuta anche da un'aderente relazione tra la messa in scena e l'argomento trattato, e dalla continua problematizzazione della scrittura che a sua volta spinge lo spettatore a rielaborare. Queste sono le direttrici con cui analizzare gli spunti di pensiero, anche filosofici, di Black Mirror.

Il filo che collega la realtà alla finzione. Gli autori hanno isolato quattro grandi temi: commemorare, giudicare, esprimere e controllare. L'argomentazione si esprime, innanzitutto, spiegando nel dettaglio le puntate, è giusto dirlo, con citazioni, racconti, supportando le idee proposte con il pensiero dei maggiori pensatori e soprattutto problematizzando. Molti, infatti, sono i quesiti che si pongono gli autori e altrettante sono le risposte che rintracciano nella serie stessa. Il primo grande tema è, quindi, il commemorare. In Black Mirror il significato del verbo commemorare si inserisce nell'era postumana della narrazione di dipendenza totale dell'uomo dalla tecnologia che permette anche di superare il limite della morte fisica. Più di un episodio, infatti, tratta dei limiti della vita, della morte e delle possibili soluzioni offerte dallo sviluppo tecnologico per risolvere questo stato. Eppure le puntate affermano anche che nessun software può riprodurre le variabili umane, né tanto meno la coscienza che nella serie esiste ed è strettamente correlata al corpo. Black Mirror, quindi, indaga i pensieri e le paure dell'uomo che si esprimono anche nell'atto di giudicare. Nella serie ogni relazione è politica, ossia dipende dalle azioni dei singoli e dai contesti sociali e Brooker propone esperienze concrete su come può mutare la vita politica e sociale. Il punto di partenza è la nostra contemporaneità caratterizzata da un forte sentimento apartitico in cui sono premiate solo le capacità comunicative. La puntata Vota Waldo! tratta proprio di questo, in cui la politica e la relazione con la massa è venata da violenza e turpiloquio che porta al consenso. Black Mirror, infatti, sembra voler smascherare gli strumenti della propaganda, portando a riflettere chi guarda anche sugli scandali politici. Interrogandosi sulle puntate analizzate, gli autori individuano che la serie prefigura come conseguenza di tutto la deresponsabilizzazione, il giudicare online, l'odio universale che conducono le persone a saper adattare la propria identità a seconda del problema, a modificarsi e reinventarsi.

Questo introduce il terzo tema: "Esprimere". La puntata Giochi pericolosi afferma che un mondo senza social network può annoiare, proprio come dimostrano gli episodi 15 milioni di celebrità e Ricordi pericolosi che trattano, anche, dell'aspetto voyeuristico dell'esistenza. Il problema connesso all'espressione sui social, inoltre, è cosa pubblica. Nelle puntate Caduta libera e Torna da me i social sono intesi come il luogo di una comunità in cui sentirsi accolti, in cui costruire identità virtuali finte che celebrano un io che non esiste. Il virtuale è quindi reale? I problemi di identità che possono sorgere dalla risposta a questa domanda, permettono a chi vive virtualmente di attaccare le persone potenzialmente minacciose. Lo schermo in Black Mirror, quindi, appare come una componente essenziale dell'esistenza, uno stato percettivo e protettivo, come una seconda pelle: ciò che accade sullo schermo riguarda in prima persona chi osserva (il riferimento è agli episodi Messaggio al primo ministro e 15 milioni di celebrità). Ecco quindi giungere nella trattazione del libro di Lammoglia e Pastorino al quarto tema: "Controllare". Gli autori affermano che Black Mirror offre, dunque, controllori e controllati, paure sopite ed esplicite a volte estremizzate. Partendo da un'analisi letteraria del tema, gli autori giungono a identificare nella serie tv di Brooker uno Stato che controlla la vita in ogni aspetto, come si osserva in 15 milioni di celebrità; la polizia che può avere accesso alle vite delle persone (Ricordi pericolosi e Crocodile); il controllo dei lavoratori (Gli uomini e il fuoco) e dei consumatori (Caduta libera e ancora 15 milioni di celebrità). Questi sono alcuni dei concetti sviscerati dagli autori nella loro trattazione riguardo a Black Mirror. Le risposte però, a questi macroproblemi contemporanei sono anche fornite nei brevi saggi finali "Logs-crazia" e "Attraverso lo specchio". Nel primo Lammoglia e Pastorino analizzano la parola logos che si può interpretare come il desiderio umano di comprendere il reale, dandogli ordine e legge. Attraverso il logos, sembra voler affermare Brooker, si può stimolare chi osserva a combattere contro l'oppressione, la mancanza di significato della vita e a conferirle maggiore finalità. Ciò può avvenire anche e soprattutto attraverso lo specchio-schermo nero; in "Attraverso lo specchio" gli autori affermano che lo spettatore, infatti, è invitato dalle narrazioni di Black Mirror a superare lo specchio, andare oltre per agire sulla propria esistenza, dandosi delle regole reali e una pratica in cui sia possibile riconoscersi.

Alla fine rimane l'uomo. Cosa rimane, infine, dalla lettura di Black Mirror - Narrazioni filosofiche? Il linguaggio preciso, calibrato, dettagliato e scorrevole degli autori spingono il lettore ad approfondire la visione della serie creata da Brooker, magari riguardando le puntate con un bagaglio di concetti in più. Allo stesso tempo chi non si è mai avvicinato a Black Mirror è stimolato a immergersi nelle sue visioni. Oltre a sprono e spiegazione, Black Mirror - Narrazioni filosofiche ha un altro merito. Fornisce un modo di intrecciare la serialità con il pensiero filosofico, ossia proporre alla filosofia, in quanto studio della conoscenza, del pensiero, della sapienza anche umana un canale di analisi della contemporaneità, da rintracciare nelle dinamiche e negli intrecci della scrittura seriale. Ciò è dimostrato dagli autori intessendo nella loro problematizzazione pensiero e immagini. Lammoglia e Pastorino non raccontano le scene, bensì indagano il concetto che le crea e forniscono, attraverso Black Mirror, le risposte all'uomo per un presente migliore. Pare così che Black Mirror non sia semplicemente una serie tv sul rapporto tra uomo e tecnologia.

 

Davide Parpinel

Del cinema in ogni sua forma d'espressione, in ogni riferimento, in ogni suo modo e tempo, in ogni relazione che intesse con le altri arti e con l'uomo. Di questo vi parlo, a questo voglio avvicinarci per comprendere appieno l'enorme e ancora attuale potere di fascinazione della settima arte.

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