Recensioni film in sala

Ti trovi qui:HomeCinema e dintorniIn salaAna Arabia - Recensione

Ana Arabia - Recensione

Amos Gitai racchiude in un unico (interminabile) piano sequenza le vite di arabi ed israeliani in un microcosmo che sembra dimenticato da tutti: cinema programmatico da cui faticano ad uscire emozioni autentiche

In Israele, al confine tra Jaffa e Bat Yam, c'è un pezzo di terra seminascosto, circondato da palazzi moderni, su cui sorgono le abitazioni rudimentali di una piccola comunità di arabi e israeliani che vivono insieme da molti anni nonostante i noti problemi di integrazione tra le due culture. E' in questo luogo dimenticato che si insinua lo sguardo di Amos Gitai, che prosegue la sua personale indagine sulla difficile convivenza tra arabi e israeliani con un film contraddistinto da un'ambiziosa scelta registica: quella di evitare qualsiasi ricorso al montaggio.
Il regista, infatti, filma il suo Ana Arabia con un unico piano sequenza della durata di poco meno di un'ora e mezza, durante il quale facciamo la conoscenza di una giovane giornalista, ospite di una piccola comunità di arabi e israeliani, pronti ad aprirle le porte delle loro case e quelle del loro cuore confessandole racconti di vita vissuta.
La scelta stilistica del regista si spiega con l'intenzione di rendere lo spettatore partecipe in presa diretta di quella che la giornalista reputa una miniera d'oro di umanità, simbolo di una convivenza pacifica più unica che rara. Le buone intenzioni, però, sembrano restare solo sulla carta: alla prova della visione il film si rivela fin troppo schiavo di una programmaticità che finisce per lasciare fuori dallo schermo qualsiasi emozione.

Tutto sembra artificioso, freddo, carico di metafore studiate a tavolino: i personaggi sono burattini nelle mani del regista e ogni parola, ogni azione è frutto di un attento calcolo. Quel realismo e quell'autenticità a cui aspirava il regista non riescono ad emergere, ma anzi l'effetto prodotto è contrario: alla fine ci si sente come ingabbiati in una messa in scena in cui siamo semplici spettatori passivi.

Vai alla scheda del film

 

Lascia un commento

Assicurati di inserire (*) le informazioni necessarie ove indicato.
Codice HTML non è permesso.

Questo sito utilizza cookie per il suo funzionamento. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. Se vuoi avere maggiori informazioni, leggi la Cookies policy.