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Il caso Kerenes - Recensione

Il drammatico racconto di un insano rapporto madre-figlio sullo sfondo di una Romania corrotta dove ogni cosa ha il suo prezzo: Il caso Kerenes ha la forza del dramma oscuro personale e della denuncia sociale

Assoluto trionfatore del Festival di Berlino 2013, Child's Pose, distribuito in Italia con l'ammiccante seppur incomprensibile titolo Il caso Kerenes, esce sugli schermi italiani e dimostra ancora una volta come la new wave rumena rappresenti al momento una delle correnti cinematografiche più prolifiche ed interessanti del panorama mondiale.
Terzo lavoro di Calin Peter Netzer a fortissima impronta autobiografica come ha tenuto a precisare più volte il regista, Il caso Kerenes è il racconto drammatico di un insano rapporto madre-figlio nella Romania che si affaccia nel consesso dei paesi ad impronta occidentale.
Cornelia
è una donna dominante, di quelle che tende a mettere tutto sotto il suo controllo ferreo, compreso il figlio trentenne che considera ancora il suo bambino indifeso e bisognoso di cure. Fa parte di quella borghesia rumena che sembra un clone di quella italiana a metà strada tra Prima Repubblica e Berlusconismo, che basa la sua forza su dinamiche che si nutrono di corruzione e di diseguaglianze sociali. Quando Barbu, il figlio, in un incidente stradale causato dall'alta velocità uccide un ragazzino alla periferia di Bucarest, dove le case e le strade sembrano ancora quelle dell'epoca di Ceausescu, la donna imponendo la sua personalità 'iperfagica' cercherà di aggiustare la situazione e di salvare il figlio dai guai, sfruttando le sue conoscenze a la sua posizione sociale.
Il rapporto madre-figlio è attentamente studiato a 360 gradi attraverso i meccanismi che la donna mette in piedi per tenere il figlio, sposato con una separata con prole, legato a sé. L'uomo, come per il padre che subisce la personalità della moglie, reagisce con insofferenza e a volte anche con rabbia.
Il duello madre-figlio, tinto spesso di sfumature da tragedia greca, è il nucleo sul quale gira il racconto, ma sullo sfondo si staglia prepotente la realtà della Romania moderna, con il baratro che separa le classi sociali ottimamente rappresentato dal confronto finale che chiude il film tra Cornelia e la famiglia del ragazzino morto.
Proprio nel finale il film sembra animarsi di un pathos che va oltre il cinismo, anche se il tentativo di Cornelia di utilizzare la forza del denaro per appianare l'incidente sembrerebbe far pensare diversamente; in realtà è il confronto tra due madri in cui una ha perso il figlio e l'altra ha capito che potrebbe perdere il suo dominio sul suo.

Grazie anche all'interpretazione straordinaria di Luminita Gheorghiu, Netzer ha il grande merito di rappresentare una tragedia moderna ed una immagine di madre di quelle che sembrano uscire da recessi lontani quasi ancestrali e, soprattutto nella scena iniziale della festa, tratteggia una borghesia rumena con colori che sembrano quelli di Paolo Sorrentino, tra musiche di Nino D'Angelo e Gianna Nannini.

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