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Esterno sera

Opera prima di Barbara Rossi Prudente: una storia ellittica sui legami famigliari, ambientata nel Sud Italia. Gli spunti interessanti non mancano, ma la realizzazione complessiva lascia un po' a desiderare...

In un paesino del profondo Sud vive Alba, ragazza tormentata e ribelle, che ha un rapporto conflittuale con la sua famiglia, soprattutto con la figura paterna. Le sue notti sono fatte di trasgressioni estreme, alcool e sesso. Ma un giorno riceve la telefonata di suo cugino Fabrizio, che da Milano ha perso una coincidenza e chiede di fermarsi dagli zii per un periodo di tempo non specificato. Da quel momento i due ragazzi si incontreranno e si scontreranno, fino a far riemergere ricordi e sensazioni che nascondo qualcosa di molto profondo.
Esterno sera
è indubbiamente un film interessante, se non altro un po' fuori dal coro dal solito clima in cui è impregnata la cinematografia italiana. E' una storia ellittica, e per questo affascinante: si parte dalla tipica tragedia a stampo greco, assolutamente domestica, per ritrovarsi in lidi più audaci del rapporto fra persone.
Il difetto di questo film è l'essere troppo caricato, a partire dai protagonisti. I fratelli (nella vita reale) Valentina ed Emilio Vacca portano il loro retaggio teatrale sul grande schermo, ma con poca convinzione. Il patto narrativo viene spesso a mancare, e le scenate di Alba (Valentina Vacca) stridono con il contesto, e i patemi d'animo di Fabrizio (Emilio Vacca) fanno presagire fin da subito ciò che, teoricamente, dovrebbe svelarsi solo nel finale. Le intenzioni della regista erano quelle di creare una protagonista tormentata e complicata, ma alla fine dei conti Alba risulta un'impalcatura di cliché letterari.
E' la mancata cura di certi dettagli che pone Esterno sera lontano dall'ottima riuscita, ma per una prima opera è tutto sommato accettabile. Ci sono errori (ed errori grandi) che pesano relativamente se si pensa alla difficoltà che la regista Barbara Rossi Prudente ha incontrato nel trovare un produttore (e difatti è auto-prodotto) e nel progetto davvero low-cost. Nonostante la vittoria del Premio Solinas per la miglior sceneggiatura, è proprio in quest'ultima che il film della Rossi Prudente perde punti. Come in uno di quei giochi della settimana enigmistica, dove ci si ritrova ad unire i punti per formare una figura, qui molti punti non coincidono. Ne risulta quindi una figura incompleta, abbozzata, e leggermente distorta.

Il dilettantismo è evidente, sia nella scrittura che nel recitato, ma la scelta coraggiosissima di un certo tipo di script lo rendono un film che vale la pena recuperare in qualche modo.

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