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Itaker - Vietato agli italiani

Una immagine di ItakerIl giovane Toni Trupia porta sullo schermo una pagina poco conosciuta della storia italiana, con un film intenso - rifiutato da tutti i festival italiani - che si avvale delle interpretazioni di Francesco Scianna, Tiziano Talarico e Michele Placido. Per non dimenticare  

Itaker (letteralmente in tedesco: italianacci) è un film italiano su quegli italiani che la patria erano abituati a vederla solo nelle fotografie. E' la storia di milioni di emigrati di 'serie b', per così dire, poiché fautori di una emigrazione che nella storia cinematografica ha destato poco interesse: quella degli Anni '60. Il plauso di Toni Trupia, giovanissimo regista qui al suo secondo lungometraggio, sta in questa voglia di riscoprire un passato che appartiene a tutti noi, seppur non direttamente (il regista stesso non era nato ai tempi in cui è ambientato il film).
La storia è incentrato su un dualismo: il rapporto tra Pietro (Tiziano Talarico) e Benito (Francesco Scianna). Il film racconta il viaggio del piccolo Pietro, rimasto orfano di madre, costretto ad andare alla ricerca di un padre che conosce a malapena, poiché emigrato in Germania in cerca di fortuna molti anni prima. Durante il viaggio sarà affiancato da Benito, guascone napoletano che aveva avuto precedentemente dei guai con la legge e che spera di trovare un riscatto in Germania. Ma quello che doveva essere solo un breve viaggio da una destinazione ad un'altra diventerà per Pietro e Benito qualcosa di più grande, che li legherà indissolubilmente e farà scoprire ad entrambi lati di se stessi che prima ignoravano.
Diciamolo subito: Itaker - Vietato agli italiani  è un bel film. Ben girato, magistralmente recitato (straordinaria l'interpretazione di Francesco Scianna, qui al suo meglio, nel cast anche Michele Placido), e con il pregio di aver reso scorrevole e interessante una storia potenzialmente noiosa. La veracità di Scianna, correlata al tema della paternità e dell'emigrazione, rendono Itaker un'opera assolutamente valida.
Da subito però il film si presenta come un bel compito per casa eseguito con l'ausilio di Wikipedia: impeccabile, ma impersonale. La sua (unica) pecca sta nell'eccedere di freddezza, nonostante l'intensità storico-artistica che è presente per tutta la durata della pellicola. Sospeso per tutti i suoi 98 minuti sul 'già visto' (un po' Il bambino con il pigiama a righe, un po' La vita è bella), il film è una cassa di risonanza che rimanda continuamente a qualcos'altro senza riuscire ad essere originale come ogni opera cinematografica dovrebbe saper fare. 
Pur non aggiungendo niente di più al panorama cinematografico contemporaneo, Itaker è un film che va visto, con personaggi che posseggono tutti una evoluzione narrativa molto forte, e nel complesso perché tocca punti della nostra storia personale che prima sono stati bistrattati e addirittura ignorati.

E' singolare pensare che un film del genere sia stato rifiutato da tutti i festival del nostro paese, e questo ci porta ad una riflessione quasi forzata su un mercato sempre più difficile per film sui generis, con una distribuzione che va premiando una richiesta selvaggia di commedie per 'non pensare'. Perché si vuole entrare al cinema per 'svagarsi' anziché focalizzarsi sui nostri problemi. E se invece per una volta provassimo a pensare? E quale metodo migliore per svegliarci da questo torpore, se non riscoprire le nostre origini? Siamo stati itaker, italianacci, quello di cui oggi tacciamo gli altri. Arraffoni, sporchi, disturbatori, emigrati, ladri di lavoro, ma alla fine della fiera umani: come tutti.
 
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