Recensioni film in sala

Ti trovi qui:HomeCinema e dintorniIn salaTutti i santi giorni

Tutti i santi giorni

Immagine tratta dal film Tutti i santi giorniC'era una volta in una provincia di Roma, lontana lontana, una coppia di giovani innamorati, princess Thony e messere Guido. Sono semplici e straordinari i protagonisti della favola metropolitana di Paolo Virzì

Lui la ignora e si limita a chiederle "ti secca la luce?" quando, offesa, tra le coperte, gli mostra la schiena. Lei, raggomitolata nella sua metà del letto si intristisce per una battuta stupida e, singhiozzante, lo provoca: "ma tu, che ci stai a fare con me?". Poi si arrende, nelle sue braccia. E scoppiano a piangere, insieme, per un figlio che non arriva. Si rotolano nudi nelle lenzuola mentre guardano i videoclip naïf di quando lei faceva la cantante per professione. Questi sono Guido (Luca Marinelli) e Antonia (Federica Victoria Caiozzo, aka Thony). Questo è l’amore secondo Paolo Virzì, Tutti i santi giorni.
Il regista livornese racconta una storia d’amore semplice, eppure mai banale. Colpiscono prima di tutto i personaggi. Sembra di entrare nelle loro storie con la stessa verità di quando, affacciati alla finestra, si spiano involontariamente i vicini di casa. È disarmante la delicatezza dei modi di fare di Guido: guardiano notturno di un hotel, parla come il Cavalcanti di Dante Alighieri, con cui condivide la provenienza geografica. È contagiosa l’intensità di Antonia, impiegata di un autonoleggio e aspirante cantante. Le inflessioni melodiche del suo accento distintamente siculo si perdono quando esegue i brani, firmati dalla stessa attrice, che accarezzano lo spettatore per tutto il corso della pellicola.
I due poco più che trentenni convivono in un appartamento della provincia romana, ad Acilia. Non ci sono protagonisti isterici, come spesso succede nei film italiani, donne ululanti e uomini infedeli. Solo una coppia di vicini tamarri risponde pienamente a queste caratteristiche, ma in un modo così caricaturale da restare estraneo al mondo 'urban-fatato' di princess Thony e messere Guido. Una sorta di controparte del sentimento.
A turbare l’armonica routine della coppia è il pensiero, poi cruccio, di un figlio che non arriva. I due le provano tutte, dal Professor Savarese (Franco Gargia), il 'ginecologo del papa', agli hippy sulla neve, dai fanatici promoter di prole, con tanto di pagina Facebook, alla dottoressa (Stefania Felicioli) dai modi bruschi ma spassosi, aperta ai rimedi artificiali.
Il caos romano, che non è fatto solo di clacson e scioperi, ma di una città caleidoscopica, impossibile da definire, dai risvolti imprevedibili, madre passionevole e ingrata al tempo stesso, emerge nelle scene dedicate alla metropoli. Virzì ha confessato di averla rappresentata, attraverso le sue cupole, come una donna gravida, un tessuto urbano opulento ma bisognoso di raccontare storie che non riguardino solo i Fiorito-Batman di turno, ma anche quelle di tutti i Guido e Antonia che, con i loro vissuti privati e silenziosi sono come il miele dopo una medicina amara.

C'è la spontaneità dell'emozione, più di ogni cosa. Poi c'è l'ironia di un disagio raccontato con leggerezza. E se prima dei personaggi il pubblico avesse riconosciuto gli interpreti? Chissà se ci sarebbe stato lo stesso risultato. Forse no. Forse tutto sarebbe stato più ovattato, filtrato dalla finzione. Forse. O semplicemente avrebbero raccontato un'altra storia. Ma non avremmo avuto voglia di ascoltarla, perché questa funziona così. Rassicurante e riappacificante. Non è un film per poeti maledetti, semmai per lavoratori stanchi.

Vai alla scheda del film

 
Altro in questa categoria: « Killer Joe ParaNorman »

Lascia un commento

Assicurati di inserire (*) le informazioni necessarie ove indicato.
Codice HTML non è permesso.

Questo sito utilizza cookie per il suo funzionamento. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. Se vuoi avere maggiori informazioni, leggi la Cookies policy.