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Boris - Il film

La locandinaDalla fortunata serie tv Boris, in arrivo nelle sale il film omonimo, per la regia e la sceneggiatura di Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre, Luca Vendruscolo. Il regista René Ferretti è alle prese con un film basato sul famoso libro “La casta”, che da opera di inchiesta si trasformerà in cinepanettone. Tutto il cast della serie al completo

Il regista René Ferretti decide di abbandonare il set della fiction tv “Il giovane Ratzinger”, ormai stremato dalla bassezza culturale di quello che sta girando. Dopo qualche mese in cui viene allontanato da tutte le produzioni tv, gli viene offerto di girare la trasposizione cinematografica de "La casta", il libro inchiesta di Stella e Rizzo, che racconta le nefandezze dei politici della seconda Repubblica. Una sfida a cui Ferretti decide di non rinunciare. E così, dopo essersi affidato agli sceneggiatori della fiction "Gli occhi del cuore", di cui Ferretti è stato regista per tre stagioni, inizia le riprese del film ma non con la troupe con cui ha lavorato da una vita, ma con nuove maestranze e attori. Il cast e i tecnici de Gli occhi del cuore si sentono così traditi e inveiscono contro Ferretti che rinuncia a loro dopo quindici anni di collaborazione. Alla fine, per una serie di imprevisti, tutti loro ritorneranno a lavorare con lui nel film, ma per dei problemi con la produzione e le bugie del direttore di produzione Lopez, il lungometraggio si trasformerà da film d’inchiesta con sceneggiatura “all’impepata di cozze” in un cinepanettone volgare e mediocre. Insomma ancora una volta Ferretti sarà costretto ad abbassarsi al volere della produzione sfornando un’opera di basso livello culturale e contraria alla sua idea di cinema.

Una scena del filmDagli sceneggiatori e registi della serie tv Boris, Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre, Luca Vendruscolo, arriva il lungometraggio tanto atteso dai fan che hanno decretato il successo di questa serie targata Fox, dove si raccontavano le vicende di una troupe sgangherata e di alcuni attori “brocchi” durante la lavorazione della fiction Gli occhi del cuore, polpettone televisivo di basso livello firmato Magnesia (assonanza ironica con Magnolia), seguito da milioni di casalinghe.
Il film ha un inizio strepitoso con un bravissimo Francesco Pannofino alle prese con il suo dolore: essere perennemente incompreso dalle produzioni tv, alla continua ricerca della perfezione stilistica e puntualmente incapace di realizzare i suoi sogni cinematografici, insomma un eroe dei nostri giorni, un Don Chisciotte moderno che combatte contro i mulini a vento dell’Impero televisivo.
Una missione ambiziosa quella degli autori e registi: aprire gli occhi al grande pubblico su una tv scontata e incancrenita, ma anche sul sistema delle raccomandazioni, della corruzione nel mondo dello spettacolo e nella politica, e soprattutto sul modo di gestire "la cultura" da parte dei grandi network e delle produzioni cine/televisive che monopolizzano il mercato e danno in pasto al pubblico opere populiste. Insomma una critica feroce ad un sistema che arriva alla tv ma ha le sue radici in un modo tutto italiano di gestire e produrre la cultura. Il film si fa apprezzare anche per una sceneggiatura "di ferro" che non lascia nulla al caso, attenta a ogni dettaglio e soprattutto a non perdere ritmo. I personaggi risultano in questo modo efficaci e le risate sono sempre veicolate da battute intelligenti e sequenze memorabili (tra tutte l'arrivo della storica troupe nel set de "La casta").
Gli attori sono sorprendenti: Pannofino (il regista Ferretti), il divo Stanis (Pietro Sermonti), lo stagista pieno di paure Alessandro (Alessandro Tiberi), ma anche Caterina Guzzanti, Antonio Catania e Ninni Bruschetta si confermano un cast coinvolgente e affiatato, capace di divertire e divertirsi.
Alcuni tormentoni della serie sono diventati famosissimi come “alla cazzo di cane" per indicare le scene girate da Ferretti, "cagna maledetta" in onore dell’attrice diva, "troppo italiano" per rinnegare le produzioni cine/televisive del Belpaese e "smarmella!", un incomprensibile verbo del direttore della fotografia per indicare il modo in cui fotografare. Nel film tutto questo per fortuna non c’è, oppure se c’è è declinato in maniera molto soft, un passo in avanti rispetto alla serie, per allontanare la banalità e soffocare le facili ripetizioni.
Un film godibilissimo insomma, da vedere assolutamente non solo per la comicità ma anche per le stoccate al mondo televisivo, specchio fedele della nostra realtà sociale, deformata sotto tutti i punti di vista.


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