Recensioni film in sala

Ti trovi qui:HomeCinema e dintorniIn salaWe Want Sex

We Want Sex

La locandina di We Want SexSally Hawkins nel ruolo di Rita O’Grady, colei che, nel 1968 a Dagenham, guidò lo sciopero di quasi duecento lavoratrici della Ford per la parità di diritti e di salario tra uomini e donne. Commedia operaia in perfetto stile british, diretta da Nigel Cole, il regista di L’erba di Grace e Calendar Girls
Dagenham, fine anni Sessanta. In una fabbrica della Ford, cuore industriale dell’Essex che dà lavoro a cinquantacinquemila persone, un gruppo di centottantasette operaie specializzate nella cucitura delle rifiniture in pelle dei sedili delle automobili, tutte sottopagate e non tutelate, costrette a lavorare in condizioni insostenibili, entrano in conflitto con i dirigenti dello stabilimento quando scoprono che l’azienda ha deciso di riqualificarle professionalmente come ‘operaie non qualificate’, una scelta che viene reputata come una netta discriminazione salariare nei loro confronti. Armate di buon senso e di tanto coraggio, le operaie intraprendono uno sciopero per far valere i loro diritti e per ottenere la parità di salario tra uomini e donne. Alla guida delle contestatrici c’è la loquace e combattiva Rita O’Grady. Al suo fianco si schierano Lisa, la moglie del direttore della fabbrica, e Barbara Castle, la deputata che l’aiuta ad attirare l’attenzione del parlamento inglese.

Una scena del filmCommedia operaia in perfetto stile british, We Want Sex coniuga battaglie sociali e sentimenti, seguendo la contrasta, faticosa, lenta ed alla fine vittoriosa opera della sindacalista Rita O’Grady (che sullo schermo ha il volto di Sally Hawkins), fautrice nel 1968 alla fabbrica della Ford a Dagenham dello sciopero di 187 operaie addette alle macchine da cucire, una protesta che pose le basi per la legge inglese sull’equità dei salari tra lavoratori di sesso maschile e femminile. È uno di quei film in cui si esprimono tutte le qualità di un cinema del sociale come quello di Nigel Cole (già regista di L’erba di Grace e Calendar Girls), cantore delle donne ed attento osservatore dei mutamenti della realtà: una capacità di rendere credibile quello che si racconta, una intelligenza nel rappresentare persone in lotta con ironia ed allo stesso tempo con serietà, un gran rispetto dei personaggi narrati.
Nella sua cronaca, alquanto asciutta e con spunti umoristici, Cole illustra scontri sindacali, dilemmi morali, compromessi di una compagine di operaie messe in crisi, ma pronte a tirar dritto per la loro strada, incuranti delle difficoltà a cui vanno incontro. La sostanza è da film impegnato, ma la struttura è un ritratto spensierato degli anni Sessanta: tra battute ed incredulità divertita delle lavoratrici, il regista inscena le conseguenze di una svolta epocale. Purtroppo lo fa convincendoci razionalmente, ma non sul piano del coinvolgimento. A tratti sembra argomentativo e schematico nello zelo con cui vuole mostrare allo spettatore la situazione di sfruttamento dei personaggi. Quanto allo schema narrativo, tende un po’ a ripetere quello dei film inglesi improntati al realismo sociale in cui si intrecciano vicende private e temi politici collettivi. Alcuni momenti, però, grondano di autentico divertimento.
I frangenti che riguardano il privato appaiono accessori. Ma il film intende essere soprattutto un manifesto delle donne degli anni Sessanta raccontato attraverso alcuni casi emblematici, ed in ciò coglie – anche se solo in parte – nel segno.

Vai alla scheda del film




Lascia un commento

Assicurati di inserire (*) le informazioni necessarie ove indicato.
Codice HTML non è permesso.

Questo sito utilizza cookie per il suo funzionamento. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. Se vuoi avere maggiori informazioni, leggi la Cookies policy.