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Ti presento un amico

La locandinaUn manager che lavora a Londra si ritrova a fronteggiare la crisi economica e le molte donne che incontra nella sua vita. I fratelli Vanzina tornano dopo i cinepanettoni con una commedia brillante. Protagonisti Raoul Bova, Barbara Bobulova, Martina Stella e Stefano Dionisi

Marco vive a Londra con la sua ragazza e lavora come manager in una multinazionale di cosmetici. Pensando di dover essere licenziato come molti suoi colleghi, viene invece promosso direttore del marketing, ma allo stesso tempo la sua fidanzata lo lascia. Il nuovo incarico richiede non solo il trasferimento da Londra a Milano, ma anche dover licenziare molte persone dell’azienda, un lavoro che decisamente non fa per lui. A Milano, Marco inizia una serie di relazioni: prima c’è Sarah, un’affascinante ragazza inglese che cura una galleria d’arte, poi c’è Giulia, una sua collega in azienda a cui ha soffiato la promozione, Francesca, un’impiegata dell’azienda, e Gabriella, una giornalista televisiva un po’ stralunata. Tutte queste donne hanno delle relazioni sofferte e troveranno nel ragazzo una spinta per capire cosa desiderano davvero. Marco invece è alla ricerca della sua donna ideale e anche del lavoro perfetto: in futuro dovrà prendere delle decisioni drastiche e forse anche la ragazza perfetta arriverà.

Ti presento un amico è l’ultima commedia brillante dei Vanzina, sulla falsariga del precedente La vita è una cosa meravigliosa.
Raoul BovaCarlo Vanzina alla regia e il fratello Enrico alle prese con la sceneggiatura, presentano un film sulla crisi economica dei giorni nostri, dove i licenziamenti e la perdita del proprio status sono all’ordine del giorno. Una pellicola che vorrebbe dare la forza, confortare e far riflettere, invitando le persone a guardare con ottimismo verso il futuro, affrontando le problematiche quotidiane. Ricco il cast, da Raoul Bova, a Barbara Bobulova, Martina Stella e Stefano Dionisi. Il soggetto di partenza si basa su un’idea buona che si rifà alle commedie sofisticate in stile “british”, come dichiarano gli stessi Vanzina, di ambientazione borghese e improntate a una ricercatezza formale. Tuttavia questi propositi registici sono solo abbozzati, visto che il racconto perde unità e si lascia andare al buonismo e alla superficialità narrativa, con vicende poco credibili. Insomma una fotografia del paese che in realtà non è reale, ma infarcita con tante battute che non fanno ridere e dinamiche relazionali falsate e al limite del ridicolo. Come quando il protagonista Bova incontra per caso, una dopo l’altra, tutte le sue donne in una metropoli come Milano, oppure quando si lascia andare a improbabili riflessioni sul senso della vita.
L’idea dei fratelli Vanzina è quella di dar vita ad un cinema popolare che possa rispondere alle esigenze del pubblico, ovvero allietare lo spirito e divertire, ma le lacune sono evidenti e anche gli stessi attori non brillano per capacità espressive, soprattutto perché i personaggi che devono interpretare si alimentano di un macchiettismo meccanico con dinamiche psicologiche totalmente avulse dalla realtà.
Insomma una pellicola che non esce dal guscio della mediocrità in cui è imprigionata e che arranca in situazioni paradossali che non fanno ridere, semmai rimpiangere le vere commedie sofisticate del passato.

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