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The Social Network

La locandina di The Social NetworkFacebook e la controversa ascesa del suo fondatore Mark Zuckerberg, tra algoritmi, furti di proprietà intellettuale, battaglie legali. La nascita di un fenomeno internettiano senza precedenti in un ritratto impietoso delle relazioni sociali nella società del Web 2.0. A portarla sullo schermo è il talentuoso David Fincher
È il 2004 quando nel microcosmo esclusivo dell’università di Harvard vede la luce The Facebook, un social network all’avanguardia che, grazie ad un livello di interazione tra gli utenti mai visto prima, frutto di algoritmi ultramoderni, si diffonde in breve tempo a macchia d’olio tra gli studenti del prestigioso ateneo (e non solo), cambiando per sempre il tessuto delle interazioni di molti giovani. La nascita del sito scatena uno scontro incandescente tra quattro universitari: Mark Zuckerberg, ideatore del portale, il suo ex-migliore amico Eduardo Saverin, finanziatore del sito, ed i gemelli Winklevoss, rampolli della buona borghesia americana che affermano di essere i veri artefici di The Facebook. Mentre il social network si evolve ed inizia a raggiungere una vasta popolarità in tutto il mondo con l’aiuto del fondatore di Napster Sean Parker, Mark deve affrontare una battaglia legale contro Eduardo ed i fratelli Winklevoss, per dimostrare di non dover dividere con loro i meriti della realizzazione della sua ‘rete sociale’. Ciascuno, però, rivendica una propria versione sulle reali origini del sito.

Ambiziosa rilettura della parabola di Facebook, dalla sua fondazione al successo planetario, The Social Network è un’opera di entusiasmante bellezza che mette in scena la biografia di uno sei suoi fondatori, Mark Zuckerberg, sullo sfondo dei fatti, degli avvenimenti che gli accaddero e delle persone che rimasero coinvolte nella genesi del social network di maggior successo della storia del web. Il film porta sullo schermo un personaggio contraddittorio, impressionante per narcisismo, vitalità, prepotenza, senso degli affari, gusto per la novità e spirito d’iniziativa. Intorno ad una figura affascinante che cerca di eludere la sua solitudine con la creazioni di simulacri virtuali della realtà (le ‘reti sociali’), la pellicola tratteggia i contorni di un’icona misteriosa e controversa che ci dice molto della società in cui viviamo.
Non deve essere stato facile per David Fincher trovare la chiave giusta per raccontare un personaggio insondabile e non simpaticissimo. Penetrare nella motivazioni e nella psicologia di una persona realmente esistita costringe il regista ad un impegno duplice: da una parte si muove come uno psicanalista evitando le scorciatoie introspettive, dall’altra punta ad una sintesi spettacolare offrendo due ore di narrazione a ritmi sostenuti. Malgrado lo strumento del flash-forward con cui racconta la vicenda, riesceUna scena del   film ad introdurci per gradi all’ascesa di Zuckerberg, coniugandone i tratti di complessità ed ambiguità con quelli di umanità. L’atteggiamento di Fincher, insomma, è quello di evocare con il massimo della verosimiglianza il personaggio chiamato in causa, non nascondendone debolezze, malefatte e vizi e, allo stesso tempo, facendo emergere con prepotenza il mondo nel quale opera, gli umori, gli ambienti, le situazioni in cui si fanno largo i rapporti stretti tra brama di successo e nevrosi che sono sempre di più il nettare della creazione di imperi economici nell’era del Web 2.0.
Relativismo delle percezioni e delle interpretazioni umane: questi i significati più innegabili del film, che avvince perché la regia è ottima, ma che desta qualche dubbio soltanto per l’esito non sempre fortunato del cortocircuito tra il tentativo di voler indagare dello stesso fenomeno le più diverse interpretazioni di quanti l’hanno vissuto, e la voglia di esplorare il fenomeno in sé, rivoluzionario e forse irripetibile. Tuttavia, pur peccando di una narrazione macchinosa in alcuni frangenti, il film è di quelli che non si dimenticano: ha momenti di grande suggestione che ci restituiscono un’atmosfera nella quale vibrano gli echi di una sottile inquietudine dei nostri giorni.

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