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Mammuth

La locandinaI registi Benoît Delépine e Gustave de Kervern dirigono un inedito Gérard Depardieu in una commedia on the road. Mammuth è un pensionato che va in giro con la sua moto a trovare i suoi ex datori di lavoro per risolvere una questione burocratica, ma si ritroverà a vivere l’avventura più straordinaria della sua vita

Mammuth è un operaio che va in pensione dopo quarant’anni di onorato servizio. L’idea non lo stuzzica molto, visto che al di fuori del lavoro ha una vita monotona nella provincia francese, insieme ad una moglie un po’ goffa e imbolsita come lui. L’occasione per trasformare la sua vita arriva quando, per un problema burocratico legato alla pensione, decide di andare alla ricerca dei suoi ex datori di lavoro. E così, in sella alla sua moto d’epoca 'Mammuth', da cui prende il nome, inizia il suo viaggio attraverso la campagna francese, ritornando nei luoghi della sua adolescenza. Un percorso che lo mette di fronte all’evidenza. Scopre attraverso le vecchie o nuove conoscenze, che è sempre stato considerato da tutti un disadattato e un incolto, in un ambiente che mal sopporta le persone ai margini. L’incontro con la nipote Miss Ming, una poetessa stralunata che lo accetta per com’è, e le visioni della sua ex fidanzata morta in un incidente stradale, lo fanno poco a poco riscoprire le opportunità che offre il destino. Tornato a casa dalla moglie, capirà che la vita è appena cominciata e che, nonostante tutto, il cambiamento è facilmente perseguibile.

Depardieu in sella alla sua motoBenoît Delépine e Gustave de Kervern, come nel loro precedente film Louise Michel, creano il ritratto di un “outsider”, costruendo una vicenda senza grandi avvenimenti, ma che dà vita ad un personaggio con la sola forza dei dettagli e con le piccole e quasi insignificanti azioni che compie. I gesti meccanici e le poche parole che Depardieu bofonchia, portano il racconto al minimalismo più esasperato, amplificato anche dall’approccio tecnico con cui i registi scelgono di impostare la messa in scena. Per esempio nell’uso di inquadrature fisse e lunghi piani sequenza, movimenti di macchina che osservano il personaggio senza farsi notare, quasi pedinandolo con una pellicola Super16 che ricorda i colori saturi, dal sapore “antico”, del Super8. Oppure con dialoghi ridotti all’osso, dove la recitazione è quasi improvvisata e cattura nell’immediato l’autenticità del protagonista.
Mammuth è un uomo disadattato e si confronta con una società che annulla chi è meno intelligente e brillante di lui, ma proprio per questo risulta commovente e ironico, anche per la sua fisicità imponente e il suo modo di interagire goffamente, in un mondo in cui tutti devono essere prestanti, intelligenti e fascinosi. Mammuth è proprio l’opposto di tutto questo, e da qui deriva la sua grandezza, la capacità di riscattarsi e credere di più in se stesso.
Un road movie che non è solo il classico viaggio di formazione scaturito dalla voglia di crescere, ma anche l’esplorazione dell’animo umano in tutte le sue variabili. Un percorso esistenziale che i registi francesi portano a termine con grande coraggio, in una felice unione di riflessioni profonde e delicata ironia.
Memorabili alcune scene come quella nel parcheggio del supermercato, oppure quando Mammuth è salutato dai suoi colleghi nell’ultimo giorno di lavoro.
Ironia e tenerezza, ecco le componenti del protagonista; un uomo che decide di migliorarsi e diventare finalmente adulto: in fondo per lui la vita è appena cominciata.

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