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Los versos del olvido - Recensione (Venezia 74 - Orizzonti)

Una riflessione su abusi del potere e memoria per Alireza Khatami, assistente di Asghar Farhadi

Scoprendo che il regista è stato assistente di Asghar Farhadi ti aspetti di ritrovare nel film qualche elemento del cinema del grande autore iraniano. Niente di tutto questo. Anzi, si potrebbe dire che il lavoro di Alireza Khatami sta gli antipodi rispetto alla rappresentazione della realtà portata sullo schermo da Farhadi con sceneggiature che sviluppano trame in modo perfetto.
Khatami al contrario non punta tanto sulla scrittura, ma lavora soprattutto sulle immagini e il simbolismo per raccontare la storia con protagonista l'anziano custode di un cimitero che ricorda qualsiasi cosa, eccetto i nomi. Tra i Paesi di questa coproduzione internazionale figura anche il Cile e i riferimenti ai desaparecidos riportano al suo triste, recente passato. La riflessione su abusi del potere e memoria, però, si può sicuramente allargare a tanti Paesi e non solo del Sudamerica. E diventa così universale.
Ammantato di realismo magico, con simbolismi non sempre facili da decifrare, risulta anche per questo non molto organico nel suo sviluppo. Ma sicuramente affascinante nella sua costruzione, con curate inquadrature fisse.

Il nostro giudizio:

Fabio Canessa

Viaggio continuamente nel tempo e nello spazio per placare un'irresistibile sete di film.  Con la voglia di raccontare qualche tappa di questo dolce naufragar nel mare della settima arte.

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