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No Date, No Signature - Recensione (Venezia 74 - Orizzonti)

Vahid Jalilvand racconta le trasformazioni dell'Iran con una storia che riflette con grande interesse su senso di responsabilità e morale

Se il cinema iraniano si è fatto conoscere in passato soprattutto per film con ambientazione rurale, negli ultimi anni si è posto all'attenzione internazionale invece per lungometraggi urbani e con protagonista la nuova borghesia cittadina del Paese. L'esempio più alto è quello rappresentato dalle storie scritte e dirette da Asghar Fahradi. In questo filone si inserisce il film di Vahid Jalilvand, tanto da ricordare subito l'opera del maestro del cinema iraniano contemporaneo.
Grande attenzione alla scrittura, allo sviluppo del racconto, alla credibilità della recitazione, alle relazioni tra i personaggi. Il tutto al servizio di una storia che riflette con grande interesse su senso di responsabilità e morale (il protagonista, un medico, provoca un incidente stradale che potrebbe essere la causa della morte, successiva, di un bambino anche se la prima autopsia parla di avvelenamento da botulino), descrivendo più in generale la trasformazione di un Paese dove anche le donne ricoprono ruoli importanti nella società e si dimostrano spesso più forti degli uomini.

Il nostro giudizio:

Fabio Canessa

Viaggio continuamente nel tempo e nello spazio per placare un'irresistibile sete di film.  Con la voglia di raccontare qualche tappa di questo dolce naufragar nel mare della settima arte.

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