Il film riesce nel miracolo di farmi sbadigliare ancora prima dei titoli di testa, perché inizia dando l'impressione di appartenere ad un genere ritrito che quando verrà abbandonato sarà sempre troppo tardi: la grande rapina.Fortuna vuole che, invece, nel giro di qualche minuto, si trasformi in una sorta di horror fantasioso in cui dei malcapitati restano intrappolati nel piano nascosto di un edificio, all'interno del quale un redivivo 'Ivan il Terribile' massacra la gente con armi da taglio in nome di una qualche forma di religiosità malata. Mi ringalluzzisco.Per un po' la tensione rimanda un falso senso di efficacia e si prova ad illudersi di non trovarsi sull'orlo del precipizio, ma ben presto le musichette da circo, le moine effeminate dell'assassino e, in generale, il voler forzare lo spettatore alla risata facile fa scadere tutto sul grottesco per famiglie bene: le immagini a video sono loffie, non malate e disturbanti come vorrebbero tanto essere per fare da contraltare alla commedia.Ivan, il punto più basso dell'intera pellicola, vince a mani basse il premio come 'cattivo più ridicolizzabile e blando di sempre': ad ogni nuovo passo di danza si sente colare il latte alle ginocchia e salire l'amaro in bocca un po' di più.I minuti passano ed il film sembra non finire mai, ci si concentra principalemnte sull'assoluta mancanza di ritmo associata, paradossalmente,  all'eccessivo numero di scenette sconnesse. Per paura di sbagliare non si focalizza in niente, un po' come se il regista pensasse che, aumentando indicibilmente gli ingredienti di questo caotico calderone di celluloide, ne avrebbero gradito il gusto in molti di più.Roba da insicuri.Tagliandolo di almeno un terzo ne sarebbe uscito un dignitoso film di genere, ed invece mi ha solo fatto venire mal di testa e lasciato col desiderio di volermi spurgare gli occhi da questo aborto infetto.

A Kit Ryan piacerebbe tanto fare 'Tarantino' di cognome, ma non sa scrivere.
Sconsigliato.

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