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I figli delle stelle e l’idealismo dei vecchi tempi

Fabio VoloPresentata alla stampa la nuova commedia di Lucio Pellegrini che indaga sui drammi sociali dell’Italia con ironia e sarcasmo. Tra i protagonisti Fabio Volo, Claudia Pandolfi e Pierfrancesco Favino

In arrivo nei cinema di tutt’Italia dal 22 ottobre Figli delle stelle, la nuova commedia di Lucio Pellegrini che cerca di sdrammatizzare il malessere sociale italiano con ironia e cinismo, richiamando alla memoria un classico del cinema: I soliti ignoti. Ricco il cast di attori: Claudia Pandolfi, Pierfrancesco Favino, Fabio Volo, Giuseppe Battiston, Giorgio Tirabassi e Paolo Sassanelli.
La storia è quella di un operaio del Petrolchimico di Marghera che, dopo aver visto morire un suo collega, va a Roma invitato in una trasmissione televisiva per rivendicare giustizia. Da questa esperienza piuttosto negativa, ci saranno vari incontri: la sua amica giornalista precaria che l’ha portato in tv, un insegnante di ginnastica che ha perso il lavoro e fa il cameriere all’Autogrill e un ricercatore precario all’università. Un gruppetto idealista e sconclusionato che decide di rapire il Ministro del Lavoro, ma si ritrova con in mano l’uomo sbagliato. L’improbabile idea è quella di ottenere un cospicuo riscatto da consegnare alla vedova dell’operaio morto sul lavoro. Tra fantomatico terrorismo e voglia di riscatto sociale, la banda non brilla per organizzazione e lucidità, insomma sono precari in tutti i sensi, “brave persone, ma del tutto incapaci, personaggi sfigati al limite dell’autodistruzione”, come li descrive il regista.
In sala tra i molti applausi dei presenti, l’intero cast di attori e il regista.
Volevo un film profondamente ancorato alla realtà – ha raccontato Pellegriniper questo siamo partiti dalle cronache quotidiane, dall’osservazione della realtà conflittuale dei nostri giorni e dalla difficoltà delle persone di aderire a chi li rappresenta in parlamento. Abbiamo voluto ripercorrere i passi della commedia all’italiana che ci piace, che parte dal reale per arrivare al grottesco e al surreale, e anche dalla “sfiga” dei nostri personaggi, che finiscono per sequestrare l’unica mosca bianca del panorama politico. Nel finale non c’è assoluzione, ma un riconoscersi vicini tra due mondi diversi”, conclude il regista.
Nella loro ideologia velleitaria e pasticciona, i rapitori richiamano alla memoria non solo le commedie del passato, ma anche quell'atmosfera rivoluzionaria e nostalgica degli anni Settanta/Ottanta, evocata dalla casa in montagna piena di vestiti vintage e 45 giri, dove la banda improvvisata costruisce il suo covo. E, infatti, a proposito del titolo Figli delle stelle, il regista precisa: “Uno dei dischi che abbiamo immaginato nella casa chiusa da tempo è proprio quello di Alan Sorrenti, che unisce i personaggi sognatori così come il loro disagio esistenziale. Il film è astratto, racconta con ironia una generazione paralizzata, che ha difficoltà a sognare: anche i sogni che fanno sanno di antico”, dice Pellegrini.
Pierfrancesco FavinoPer Favino, invece, nel film cameriere all’Autogrill: “Ho subito capito che questo film era perfetto per parlare di un disagio comune tra serietà e leggerezza. Adoravo il fatto di dar vita a un film leggermente cinico e grottesco, per riuscire a ridere di situazioni drammatiche che oramai gli italiani leggono quotidianamente sulla stampa. Il gruppetto è composto da ragazzi nostalgici, rinchiusi nei sogni di un’altra epoca perchè quella presente li ha rifiutati senza possibilità di riscatto.
Anche Fabio Volo, che interpreta l’operaio di Marghera “sbattuto in tv” nella realtà così come nel film, ma con scarsi risultati, racconta la sua avventura: “Toni è un ragazzo molto arrabbiato. Va in televisione per parlare e invece fa scena muta perché è inghiottito dalla presunzione dei presenti che sono messi lì per parlare delle morti bianche, ma non conoscono la reale drammaticità dell’argomento. Tutti i personaggi di questo film sono in attesa di qualcosa, come sospesi in un precariato psicologico e lavorativo, una situazione che interessa la stragrande maggioranza degli italiani.
Insomma ridere per non piangere, questa sembra essere la grande sfida del regista Pelligrini e vedremo se il pubblico apprezzerà la scommessa.

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